L’agenda Monti sul tavolo di Bruxelles
«Monti ha approvato misure forti e giuste», ha detto ieri sera a Parigi il presidente francese, che il nostro capo del governo, insieme alla cancelliera Angela Merkel, incontrerà oggi all’ora di pranzo, in un incontro che sarà più una presa di contatto che un vero e proprio vertice trilaterale. Un modo per rimediare allo slittamento del vertice a tre, previsto a Roma, inizialmente a gennaio, e invece riprogrammato, per l’indisponibilità di Sarkozy, alla fine di marzo.
Oggi il presidente del Consiglio parteciperà con più di una soddisfazione al vertice informale dei capi di Stato e di governo della Ue. Il primo motivo di ottimismo sarà dettato dal piatto forte del vertice, quel Patto di Bilancio che ormai contiene le principali garanzie che l’Italia ha chiesto per il suo percorso di rientro del debito pubblico, entro la soglia del 60%, e che soprattutto potrebbe costituire un primo passo per un definitiva uscita dalla crisi della zona euro. Un altro motivo di soddisfazione, maggiormente «italiano», sarà dettato da alcuni passi delle conclusioni del vertice: l’Italia ha contribuito, spinto, fatto in qualche modo da apripista, perché nel documento finale che oggi sarà approvato si cominci a parlare in modo concreto di maggiore apertura, concorrenza e competitività del mercato unico europeo: il «tallone d’Achille» del Vecchio Continente, secondo il premier inglese, David Cameron; una grande opportunità ancora inesplorata per il nostro presidente del Consiglio.
Nel documento finale del vertice, che dalla nostra diplomazia viene considerato un piccolo successo, costruito nelle ultime settimane grazie ai contatti e agli incontri europei del premier e del ministro delle Politiche Comunitarie, Enzo Moavero, si traccerà una cornice delle riforme possibili in tema di occupazione giovanile, di finanziamenti e produttività delle piccole e medie imprese, di integrazione e apertura dei tanti settori economici, a cominciare dai servizi, del mercato dei singoli Stati europei.
Su questo punto Monti ha chiesto e ottenuto che ogni anno si tirino le somme, si metta nero su bianco un bilancio, delle azioni e delle norme adottate, bilancio affidato alla Commissione europea, che ne dovrà riferire al Consiglio dei capi di Stato e di governo, in modo da ricalibrare ed eventualmente modificare le decisioni sulle diverse materie. Decisioni che dovrebbero avere la prima cornice operativa a partire dal prossimo Consiglio, su proposta appunto della Commissione. Sempre a marzo il Consiglio europeo dovrebbe fornire i primi orientamenti sulle politiche occupazionali dei diversi Stati membri, delineando le riforme strutturali necessarie.
Con i suoi colleghi oggi Monti insisterà soprattutto, fra gli altri, sul tema delle infrastrutture europee e dei project bonds: tema sul quale, a suo giudizio, negli ultimi anni, l’Unione Europea ha fatto poco e male e che invece potrebbe costituire, insieme ad una lunga serie di altri provvedimenti a costo zero, e la Merkel è finalmente d’accordo, un volano di crescita aggiuntiva per i Paesi della zona euro. Non è escluso che al vertice si possa discutere anche della dotazione finanziaria del cosiddetto fondo salva Stati, il meccanismo permanente che dovrebbe essere operativo da luglio e che secondo gli accordi dei vertici precedenti dovrebbe essere fissato a 500 miliardi di euro: su richiesta italiana e di altri Paesi la dotazione del fondo potrebbe salire fino a 750 miliardi di euro, aggiungendo le risorse residue già stanziate per il precedente fondo europeo di salvataggio degli stati in difficoltà .
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