L’emiro del Qatar: “Truppe per fermare il sangue in Siria”

by Editore | 15 Gennaio 2012 9:34

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BEIRUT – Con una disarmante semplicità  di pensiero, l’emiro del Qatar, Sheik Hamad bin Khalifa al Thani, un personaggio ben più influente nel mondo arabo di quanto potrebbero suggerire le dimensioni del suo reame, ha proposto un intervento militare, evidentemente internazionale, per far cessare il bagno di sangue in cui è sprofondata la rivolta siriana. «Alcune truppe dovrebbero andare a fermare le uccisioni». Stop. L’emiro, che ha appoggiato attivamente le operazioni Nato contro Gheddafi, partecipandovi con una propria forza aerea, ha evitato di evocare lo scenario libico, ma le sue parole sono apparse chiarissime. E sicuramente da non trascurare. Perché il Qatar, ancorato alla sfera d’interessi dell’Occidente, guida il Comitato sulla Siria della Lega Araba e, in questo ruolo, è stato promotore del piano di pace elaborato dall’organizzazione panaraba per permettere al regime di Damasco di intavolare un dialogo con gli oppositori.
Per verificare la fattibilità  del piano, la Lega, la vigilia di Natale, ha inviato un contingente di osservatori i quali, però, si sono trovati essi stessi tra due fuochi: incapaci, da un alto, di indurre il regime a mantenere le promesse di non usare la forza, ritirare le truppe dalle città , liberare i prigionieri politici, e dall’altro derisi e persino minacciati dai manifestanti che hanno giudicato la missione come un favore fatto ad Assad per guadagnare tempo. Ora, mentre i vertici dell’organizzazione panaraba hanno cercato di rimediare in qualche modo, annunciando addirittura un rafforzamento del contingente degli osservatori, il Qatar è stato lesto a prendere le distanze. Prima ha denunciato gli evidenti “errori” dell’operazione. Poi, ha suggerito di chieder la collaborazione degli uffici Onu che hanno esperienza di operazioni umanitarie. Infine, è sceso in campo l’Emiro, auspicando un intervento militare. Ingerenza negli affari della Siria, è stato chiesto ad Al Thani? «Noi appoggiamo la gente di quei paesi che chiedono giustizia e dignità … Se questa è ingerenza, si tratta di un’ingerenza salutare. Penso che il mondo dovrebbe sostenerla».
Anche se si tratta di proposizioni oltremodo generiche, il pensiero dell’Emiro non è molto distante da quello del segretario della Lega, Nabil Alaraby che ha denunciato il rischio che la rivolta siriana scivoli in una guerra civile conclamata. La strage, infatti, continua. Nell’ultimo fine settimana un’altra ventina di morti mentre il regime ha segnalato la perdita di 12 soldati.

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