L’asse tra il Professore e Nicolas “Ora la Merkel dovrà  cambiare linea”

by Editore | 7 Gennaio 2012 7:54

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«La Merkel deve capire che ormai siamo in due e che ci deve ascoltare», diceva ieri chi aveva parlato con il premier. E il tempo stringe, visto che il fiscal compact preteso dalla “donna più potente del mondo” non sta avendo effetti visibili sui mercati, ancora piegati dalla crisi di fiducia. L’agenda fissata all’Eliseo è stringente. Monti entra da Sarkozy accompagnato dal ministro Enzo Moavero, impegnato a preparare la strategia italiana in Europa. Il premier racconta quanto fatto con il decreto salva-Italia e quanto intende fare per la crescita con misure che arriveranno «nei prossimi due mesi». Ora tocca all’Europa, aggiunge.
Sarkozy annuisce e lavorano alla strategia comune dei prossimi mesi: chiudere subito il negoziato sull’unione fiscale, poi lanciare una sorta di Fondo monetario europeo in grado di stabilizzare i mercati e abbassare lo spread. Su questo Parigi e Roma sono d’accordo, ora devono convincere la Merkel nelle bilaterali di settimana prossima (lunedì sarà  Sarkozy a vedere la Cancelliera, mercoledì Monti) e nel vertice a tre di Roma del 20 gennaio. Nell’incontro all’Eliseo si parla a lungo del nuovo patto europeo voluto dalla Merkel per rassicurare i tedeschi che non dovranno pagare i debiti delle “cicale” dell’Europa mediterranea. Il nuovo Trattato – concordano Monti e Sarkozy – può anche essere utile a far sapere ai cittadini e ai mercati quanto la Ue ha fatto nell’ultimo anno sul fronte del rigore (il fiscal compact raccoglie regole per lo più già  adottate in ordine sparso), ma deve essere chiuso bene, con le tutele sul rientro dal debito pubblico (altrimenti Roma e Parigi verrebbero strozzate da manovre monstre) e da completare con misure per la crescita (in quei minuti da Bruxelles arrivava notizia che la prima riunione degli sherpa era andata bene). Ma senza impiccarsi alle virgole, l’importante è fare in fretta. Si corre, il piano italo-francese punta a trovare un accordo con un mese di anticipo, già  al summit europeo del 30 gennaio, per poi aggredire la crisi vera e propria.
Sarkozy e Monti guardano già  a febbraio: allora dovranno ammorbidire la Merkel e strapparle il via libera alla soluzione sistemica per risolvere la crisi. Non quella Bce che operi come la Fed americana auspicata ieri da Corrado Passera (soluzione ideale ma giudicata irraggiungibile) e nemmeno con gli Eurobond, ai quali sul lungo periodo lavora a fari spenti il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy. È sullo European stability mechanism (Esm) che Roma e Parigi puntano tutto. Per i due è il fondo salva-stati permanente – che a luglio sostituirà  quello attualmente funzionante (Efsf) – la chiave per portare l’euro fuori dalla crisi. «Dobbiamo lavorarci da subito, ottenere un segnale importante già  a febbraio dalla Merkel e mettere in piedi la sua struttura e il suo management in modo che sia davvero operativo a luglio», hanno concordato Monti e Sarkò. Senza tralasciare un dettaglio: i 500 miliardi di euro dei quali è attualmente dotato non bastano a fargli svolgere quella funzione da Fondo monetario europeo necessaria per salvare la moneta unica. Ci vogliono più soldi, quelli che fino ad ora la Merkel ha negato. E su questo i due batteranno. Una strategia che il responsabile per la Ue del Pd, Sandro Gozi, riassume così: «Il fiscal compact non è la risposta ai problemi dell’Italia e dell’Unione, dobbiamo iniziare i discorsi seri come il rafforzamento dell’Esm».
L’Italia giocherà  poi una partita tutta sua, una «sfida» a Francia e Germania, che ancora oggi in parte chiudono all’ingresso dei concorrenti comunitari i loro mercati: Monti chiederà  al presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, di mettere nero su bianco una serie di direttive per completare il mercato unico e liberalizzare, permettendo a cittadini e aziende Ue di lavorare ovunque nel Vecchio Continente. Unico modo, secondo il professore, per spingere la crescita in un periodo in cui non c’è un centesimo pubblico da investire. Si pensa a professionisti, servizi, banche e assicurazioni, Borse, trasporti e alle public utilities in generale.

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