La vendetta contro Garzà³n

by Editore | 18 Gennaio 2012 9:24

Loading

Ieri è cominciato il primo dei tre «processi vergogna» che vedono sul banco degli imputati il noto magistrato Baltasar Garzà³n. Decine di giornalisti accreditati, folla delle grandi occasioni davanti al Tribunale supremo, nel centro di Madrid, e persino la diretta televisiva: non potrebbe essere maggiore l’attenzione dell’opinione pubblica (nazionale e non solo) nei confronti di una vicenda giudiziaria destinata a passare alla storia.L’uomo a cui si devono il clamoroso arresto del dittatore cileno Augusto Pinochet e la condanna di alcuni dei peggiori killer-torturatori della dittatura argentina, passi grazie a cui il principio della giurisdizione universale a tutela dei diritti umani ha fatto passi da gigante, rischia ora 17 anni di sospensione, ossia l’espulsione de facto dalla magistratura spagnola. 
Nel giudizio iniziato ieri, però, non c’entrano nulla i crimini contro l’umanità , bensì un più comune (ma enorme) caso di corruzione, altro obiettivo privilegiato dell’implacabile Garzà³n. Il giudice istruttore andaluso, di 57 anni, che nel passato ha turbato il sonno anche di Silvio Berlusconi per i suoi affari con l’emittente Telecinco, ha infatti scoperto nel 2009 un’estesa trama criminale (conosciuta come il caso Gà¼rtel) che vede implicati numerosi dirigenti del Partido Popular ora al governo del paese. Dinamica classica: denaro e «servizi» da parte di imprenditori a politici, in cambio di appalti pubblici, in particolare nelle Comunità  autonome di Valencia e di Madrid, feudi dei populares del premier Mariano Rajoy. Garzà³n è sempre stato un giudice controverso e di prima linea (di lui si ricorda anche l’accanimento con cui ha perseguito la sinistra indipendentista basca, accusata di essere il braccio politico di Eta, incarcerando i suoi esponenti e impedendo loro di presentarsi alle urne). 
Tuttavia, in un ribaltamento dei ruoli che ha dell’incredibile, ad essere processato è il magistrato, e non i presunti autori del più grande furto ai danni del denaro pubblico mai commesso in Spagna. L’appiglio ufficiale è che Garzà³n ha, secondo l’accusa, violato il diritto alla difesa dei presunti corruttori, intercettando le loro comunicazioni, anche quando parlavano con gli avvocati. Una pratica giustificata, secondo il magistrato, dal fatto che alcuni dei difensori fossero partecipi del disegno criminale, come hanno poi confermato gli eventi successivi. E soprattutto, una scelta avallata dai giudici che hanno sostituito Garzà³n nella conduzione del caso. Logica vorrebbe che a rispondere del reato di abuso d’ufficio fossero tutti e tre, e magari anche le decine di magistrati che in passato hanno ordinato intercettazioni della stessa natura senza suscitare scandalo. Ma di logica, in questa vicenda, ce n’è poca, e invece c’è una gran voglia di vendicarsi contro un giudice scomodo e irrispettoso verso i potenti. I disinvolti faccendieri amici del Pp hanno convinto i magistrati della sezione penale del Tribunale supremo (la nostra Cassazione) che Garzà³n (e solo lui) meritasse il processo per aver violato i loro diritti fondamentali, malgrado le conversazioni relative alle legittime strategie processuali di difesa fossero state stralciate ed eliminate. 
E così, mentre i processi ai responsabili della «trama Gà¼rtel» sono ben lungi dal cominciare, la magistratura spagnola offre una pessima prova di sé nel perseguire il suo giudice più conosciuto (forse troppo…) e apprezzato. Secondo vari osservatori, fra cui l’ex procuratore nazionale anti-corruzione Jiménez Villarejo e molti giudici democratici, a motivare l’azione del Tribunale supremo (in maggioranza di orientamento ultra-conservatore, quando non apertamente nostalgico del franchismo) non è un sacrosanto garantismo, bensì un preciso disegno politico per neutralizzare un elemento pericolosamente incontrollabile. Per essere sicuri di riuscirci hanno imbastito altre due cause contro l’ingombrante star andalusa: una per aver ricevuto un compenso, da parte della Banca Santander, per una conferenza celebrata a New York, l’altra per aver osato investigare sui crimini del franchismo, «violando», secondo l’accusa, la legge di amnistia del 1977 e rompendo, secondo altri (non solo a destra), il tacito patto politico «amnesia-amnistia» caposaldo della transizione spagnola. Un «assedio giudiziario» dal quale difficilmente Garzà³n potrà  uscire indenne.

Post Views: 177

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/01/la-vendetta-contro-garzon/