LA STRADA È LUNGA MA L’AMERICA CE LA FARà€

Loading

Ci sono tuttavia motivi per ben sperare di essere alla fine avviati, lentamente, sulla strada che porterà  a tempi migliori. Perché lascio che un raggio di ottimismo irrompa attraverso le nuvole? I dati relativi all’economia di recente sono un pizzico migliorati, ma su quel fronte abbiamo già  assistito a numerose false albe. Cosa ancor più importante, è praticamente dimostrato che due dei grandi problemi all’origine della nostra recessione – la bolla immobiliare e l’eccessivo indebitamento delle famiglie – stanno finalmente facendosi meno seri. 
Per quanto riguarda il settore immobiliare: come tutti sanno tra il 2000 e il 2006 abbiamo avuto una bolla immobiliare mostruosa. I prezzi delle case si sono impennati e comprensibilmente si è costruito in maniera eccessiva e spropositata. Quando la bolla è scoppiata, il settore è crollato. La bolla, però, ha iniziato a sgonfiarsi quasi sei anni fa. I prezzi delle case sono ritornati ai livelli del 2003. Perché dunque la gente non si lancia e non compra case? Perché la situazione depressa dell’economia lascia molte persone che normalmente sarebbero orientate ad acquistare casa nell’impossibilità  di poterselo permettere. 
L’economia, a ogni buon conto, in buona parte è depressa proprio per la bolla immobiliare e ciò lascia pertanto presagire la possibilità  di creare un circolo virtuoso: un’economia in miglioramento porta a un maggior numero di case acquistate, il che comporta un moltiplicarsi delle attività  edilizie, che a loro volta rafforza ancor più l’economia e così via.
Chiunque abbia studiato con impegno in che modo siamo finiti in questa recessione, sa bene che il vero colpevole di tutto è stato l’indebitamento delle famiglie, e in particolar modo quello legato alla casa: a preparare e innescare la crisi è stata l’esplosione dell’indebitamento delle famiglie durante gli anni dell’Amministrazione Bush. La buona notizia è che questo indebitamento privato in termini di dollari è in calo, e in termini di percentuale del Pil è in netto calo dalla fine del 2008. 
Naturalmente ci sono ancora grandi pericoli, in primis quello che i guai in Europa possano far deragliare la nostra incipiente ripresa. E sugli Stati Uniti, il mio cauto ottimismo non deve essere preso alla stregua di una dichiarazione ufficiale che sta andando tutto bene. Abbiamo già  patito un danno enorme e non necessario a causa di una risposta inadeguata alla recessione. Abbiamo fallito nel non assicurare un significativo alleggerimento a chi ha sottoscritto mutui, mossa che ci avrebbe portati molto più rapidamente alla meta della riduzione dell’indebitamento. E quantunque il mio tanto auspicato circolo virtuoso su accennato paia mettersi in moto, occorreranno ancora anni prima di poter affermare che siamo ritornati a una situazione che somiglia anche solo lontanamente alla piena occupazione. 
Le cose, tuttavia, avrebbero potuto andare peggio, e lo sarebbero andate se avessimo seguito le politiche che gli avversari di Obama chiedevano. Perché i repubblicani stanno pretendendo che la Fed smetta di abbassare i tassi di interesse e che la spesa federale sia immediatamente decurtata. Il che equivale, in pratica, a voler emulare il fallimento europeo. Se le elezioni di quest’anno porteranno al governo l’ideologia sbagliata, la ripresa americana potrebbe tranquillamente ritrovarsi strangolata sul nascere. 
©New York Times – La Repubblica
Traduzione di Anna Bissanti


Related Articles

Sale la «Quinta Generazione» tra crisi e caos interno

Loading

I cinesi non votano, ma l’autunno del 2012 vedrà  tutti i loro vertici supremi cambiare connotati. Di sicuro quelli fisici, mentre su quelli politici grava un’incertezza che ha portato a fior di pelle i nervi degli apparati del partito-stato.

Izquierda Unida e «in movimento»

Loading

Spagna. Il mandato del coordinatore Cayo Lara è aprire sempre di più il partito alla società . Per sviluppare il welfare e proporre un programma comune a tutta la «sinistra radicale» del continente. Agricoltore di 61 anni, Lara vuole rovesciare le priorità  della trojka come sta provando a fare Syriza in Grecia

La rivolta di Wukan ha «vinto»

Loading

GUANGZHOU (GUANDONG) – I giornali governativi che prima oscuravano la rivolta, ora elogiano l’accordo: il «Quotidiano del popolo» bacchetta i funzionari locali, incapaci di andare incontro alle «ragionevoli richieste» degli abitanti del villaggio.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment