La storia di nonno Pietro, orgoglio dell’«italiano»

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Rick Santorum porta l’Italia nel cuore, anche se non ci è nato e ci ha vissuto solo per pochi mesi negli anni 80. Le sue radici sono ben piantate nel nostro Paese grazie al nonno Pietro, la cui storia semplice e allo stesso tempo eccezionale si tramanda di generazione in generazione. «So che con me alla Casa Bianca può arrivare il primo presidente con sangue italiano. Una cosa che mi riempie d’orgoglio – ha detto ieri il candidato repubblicano durante il comizio di ringraziamento per il caucus nell’Iowa -. Mio nonno era un immigrante, quasi analfabeta, che nel 1925 ha lasciato l’Italia. Non gli piaceva Benito Mussolini. Le sue enormi mani mi hanno regalato la libertà ». 
Pietro, da tutti conosciuto come Toni, partì per l’America da solo lasciando in una frazione di Riva del Garda, dove era nato, la moglie e i due figli Aldo (il papà  di Rick) e Bruno. «All’inizio — racconta al Corriere una sua cugina di secondo grado, Maria Malacarne — tornava a visitare la famiglia e poi ripartiva. Nel 1927 gli nacque in Italia la terza figlia, Carla. E poi nel 1930 decise di trasferire tutti nella Pennsylvania occidentale dove faceva il minatore». 
Pietro lavora sodo e dopo qualche anno inizia a salire la scala sociale trasferendosi in un quartiere migliore. «I suoi due figli maschi, Aldo e Bruno, parteciparono alla seconda guerra mondiale — racconta ancora Maria —. Aldo poi si laureò in neuropsichiatria e andò a lavorare alla Veteran Administration di Butler in Pennsylvania dove conobbe la sua futura moglie, Catherine Dughi. Ebbe tre figli: Barbara, Rick e Danny». 
I contatti con l’Italia non vengono mai persi. Rick arriva a Firenze nel 1985 con una borsa di studio e coglie l’occasione per andare a trovare i suoi parenti a Riva del Garda: «Prima avevamo solo rapporti epistolari — spiega Maria — poi me lo sono ritrovato fuori dalla porta di casa, è stata una bellissima emozione per me e mio marito Giuseppe. Allora Rick non parlava nemmeno una parola d’italiano ma in seguito l’ha imparato. Suo padre, invece, sapeva solo il dialetto trentino perché era quello che sentiva in casa». 
Nel 1990 Maria e Giuseppe (figlio di una sorella di Pietro Santorum) si recano a Pittsburgh. «In questo frangente — racconta la signora Malacarne — apprendemmo che Rick voleva entrare in politica. Lui e la moglie ci fecero un’ottima impressione, erano una coppia molto aperta, molto concreta. Lei diceva che voleva avere almeno sei figli».
Alla notizia che quel lontano cugino si era candidato alla presidenza Maria è trasecolata: «Io credevo che avesse messo nel dimenticatoio la politica, anche se avevo capito che era la sua passione. Ma non so se ce la farà : Rick è molto rigoroso, è un cattolico fervente. Parliamo di persone che vivono concretamente la fede e quindi ti dicono apertamente quello che pensano. A volte nella società  d’oggi questo non è positivo». 
Certo, però, anche solo l’idea che Rick possa diventare presidente emoziona la signora Maria, 84 anni, che si scioglie in lacrime: «Se succedesse — dice — avrei un grande desiderio di andare lì per l’elezione ma ora che mio marito se ne è andato non me la sento. Certo che di strada ne hanno fatta tanta. Se pensa da dove è partito Pietro senza un soldo in tasca». Per questo, se Santorum sarà  eletto, alla Casa Bianca arriverà  un pezzo d’Italia. «E in casa — assicura il deputato repubblicano — non mancherà  mai la pasta al sugo».


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