La seconda spina del governo anche De Lise nella cricca Balducci

by Editore | 12 Gennaio 2012 9:32

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ROMA – A Palazzo Chigi, 18 mesi di “discovery” degli atti dell’inchiesta sul “Sistema Balducci-Anemone” (febbraio 2010-luglio 2011) e la “cricca” della Ferratella, non sembrano aver sedimentato grande memoria. A quanto pare, nessuno “ricordava” dei bagni a scrocco di Carlo Malinconico al “Pellicano”. E del resto delle amnesie su quella stagione pure così vicina ha goduto e gode oggi un altro grand commis. Pasquale De Lise, 74 anni, napoletano, magistrato, Presidente del Consiglio di Stato dal luglio 2010 per decisivo volere di Gianni Letta. Il 28 dicembre scorso, il Consiglio dei ministri, su proposta di Corrado Passera, ha approvato la sua nomina a nuovo direttore generale dell’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. La nuova Agenzia si occuperà  dell’aggiudicazione delle concessioni autostradali, della vigilanza e del controllo sui concessionari, dell’affidamento diretto ad Anas delle concessioni per la gestione o costruzione di nuove autostrade. De Lise è l’uomo giusto? 
Cresciuto nella Prima Repubblica (negli anni ‘80, passa da un gabinetto all’altro dei ministeri di Lavori Pubblici, Sanità , Marina Mercantile, Partecipazioni Statali, Poste, Finanze, Bilancio, Tesoro), De Lise – come documentano gli atti di inchiesta di Firenze, Perugia e Roma e le intercettazioni del Ros dei carabinieri – è amico personale di Angelo Balducci con cui condivide la passione per il potere, il mattone e il credito Oltre Tevere. E’ “consultore” della congregazione “Propaganda Fide” per l’amministrazione del suo patrimonio immobiliare (che Balducci e Anemone utilizzano come “catalogo” in cui pescare per comprare la compiacenza di professionisti e boiardi in cerca di affitti “a buon mercato”). E, del resto, con le case ci sa fare. Soltanto a Roma, è usufruttuario a titolo gratuito, insieme alla moglie, di un patrimonio immobiliare le cui nude proprietà  ha intestato alle figlie e che ha un valore di mercato tra i 10 e i 15 milioni. Ma come Balducci, Malinconico e Piscicelli, De Lise ama anche l’Argentario, dove ha la fortuna di vendere a un prezzo di tutto riguardo (1 milione e 67 mila euro) una casa non esattamente principesca a un principe del foro che di mestiere patrocina nelle aule in cui lui è chiamato ad amministrare giustizia. Si chiama conflitto di interesse. Ma non per De Lise. Del resto, anche suo genero, Patrizio Leozappa, è avvocato amministrativista ed è di casa negli uffici di Balducci (nel 2009, si occupa delle proprietà  dei figli) e Diego Anemone, che a lui passano clienti di “riguardo”. Come quell’Emiliano Cerasi che, nel 2008, appoggiato dalla “cricca”, si trova a resistere, di fronte al Tar del Lazio (presieduto in quel momento da De Lise), al ricorso presentato dal costruttore Valerio Carducci contro l’opaca aggiudicazione dell’appalto del teatro della Musica di Firenze (Carducci soccombe in una prima pronuncia che lo stesso Tar ribalterà  due anni dopo, quando De Lise non ne è più presidente). Già , con De Lise, il giro Balducci-Anemone e la struttura della Ferratella hanno sempre fortuna. Un esempio? Il 12 ottobre 2009, il magistrato fa sapere a Balducci di aver depositato un’ordinanza che respinge il ricorso di “Italia Nostra” per l’annullamento della sanatoria delle violazioni urbanistiche e amministrative relative alle opere per i Mondiali di Nuoto di Roma del 2008 (ne ha beneficiato anche il “Salaria sport village” di Anemone). «Io – gli dice – ti avevo mandato un “segnale”». E nove giorni dopo, al telefono, sempre con Balducci, si compiace: «Ero al circolo Aniene, c’era anche Giovanni Malagò. Ho fatto un accenno alle piscine. Ho avuto applausi a scena aperta».
Quelle piscine e le violazioni che le hanno accompagnate – lo sanno tutti, anche Palazzo Chigi – sono diventate oggetto di un processo penale in corso a Roma. Ma questo non deve avere gran peso sulla “accountability” di De Lise. Come il perenne conflitto di interesse che alimenta, accompagna, accresce le fortune del suo sodalizio con Balducci. Un conflitto di cui, visto che di autostrade è stato chiamato ad occuparsi l’alto magistrato, si trova una traccia anche il 20 gennaio del 2010. In quella data, Balducci, allora presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, deposita al Tar della Lombardia una consulenza tecnica che rimette in gioco il “Consorzio stabile Sis” nella controversia sull’aggiudicazione dell’appalto di 1 miliardo e 800 milioni di euro per la costruzione e gestione dell’autostrada regionale Broni-Pavia-Mortara. Bene. In quel processo, a difendere il consorzio “Sis” è Leozappa, il genero di De Lise. E, appunto, consulente è Balducci. Amico di De Lise, cliente di Leozappa.

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