La partita europea di Monti: finiti i motivi per temere l’Italia La Nota

by Editore | 5 Gennaio 2012 8:41

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ROMA — Con «flemma britannica» gli italiani hanno accettato le «misure pesanti» imposte dalla crisi, il Paese ha fatto il suo dovere e adesso «l’Europa non ha più alcun motivo di avere paura dell’Italia». È con orgoglio e determinazione che Mario Monti ha risposto al quotidiano francese Le Figaro nella prima grande intervista dopo l’ingresso a Palazzo Chigi. Domani vedrà  Sarkozy a Parigi e mercoledì a Berlino, questa la novità , avrà  un bilaterale con la Merkel. 
Forte della manovra approvata e delle misure di crescita in cantiere, il premier lancia un monito piuttosto energico per allentare l’asse franco-tedesco. «L’armonia tra Francia e Germania è condizione assolutamente necessaria», però non è sufficiente: «Due Paesi su 27, anche se sono i più grandi, non possono decidere per tutti gli altri». In gioco, tra l’altro, ci sono i contenuti della lettera che il 29 dicembre il governo ha inviato al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, per chiedere di evitare nuovi vincoli sul debito. E ora che gli emendamenti alla bozza di Trattato «salva euro» sono ufficiali, è ancora più chiaro che Monti si batterà  perché siano lasciati spazi di manovra sulla disciplina di bilancio. Su debito e deficit l’Italia chiede che si tenga conto delle «esigenze di investimenti pubblici» e, rispetto all’obbligo di ridurre di un ventesimo l’anno il debito eccedente il 60% del Pil, che si valuti «l’influenza del ciclo economico». Alla vigilia di incontri decisivi il professore offre ai partner dell’Unione un ampio ventaglio di rassicurazioni: «In Italia disponiamo di una materia prima molto rara in Europa, un consenso di fondo dell’opinione pubblica a favore dell’integrazione». In tempi di euroscetticismo dilagante, è con queste credenziali che Monti lancia la controffensiva e ribalta le accuse: «L’Italia è vittima del rischio zona euro». 
Domani arriverà  a Parigi per rinsaldare l’asse con la Francia, in un momento in cui gli interessi (e i problemi) dei due Paesi coincidono: «I nostri approcci sulla governance economica dell’Europa sono largamente concordanti». Sulle modifiche al Trattato Monti e Sarkozy giocheranno di sponda. Ma a differenza del presidente francese, il capo del governo italiano è «più convinto» che per far avanzare l’integrazione non si possa prescindere dalla Gran Bretagna di Cameron, che Monti vedrà  a Londra il 18 gennaio. Monti ha tre settimane, in vista dell’Eurogruppo del 23 gennaio e del Consiglio europeo del 30, per esercitare la sua moral suasion e convincere l’Europa a far di più su crescita e competitività  dell’Unione.
Dopo la tappa a Londra il premier accoglierà  a Roma il trilaterale, alla fine del mese, con Merkel e Sarkozy, altra occasione per dimostrare un’evidenza su cui «tutti gli analisti concordano» e cioè che l’Italia «ha fatto il suo dovere». Anche sul fronte interno Monti si sente più forte. Non teme che Berlusconi spenga la luce? «Non ho paura. Il mio governo potrebbe cadere domani». E poi, quasi un avvertimento: «Non sono sicuro che i partiti prenderebbero tale decisione a cuor leggero davanti all’elettorato…». 

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