Un risultato positivo ma spunta il timore di una deriva eversiva

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E il fatto che il fabbisogno del Tesoro nel 2011 sia migliorato di oltre tre miliardi di euro, e che la differenza fra titoli di Stato tedeschi e italiani sia sceso di una trentina di punti, a 501, è accolto con sollievo: sebbene rimanga alto. Non è detto che sia l’inizio di un’inversione di tendenza. Può però essere un elemento di speranza, mentre si celebra il decennio dell’entrata in vigore della moneta unica; e il capo del governo, Mario Monti, si prepara a incontrare a tu per tu il presidente francese Nicolas Sarkozy e poi il cancelliere tedesco Angela Merkel, prima di un successivo vertice a tre.
Presentarsi ai due alleati più influenti in Europa con risultati concreti in tasca significa rafforzare la posizione italiana; e soprattutto indebolire i pregiudizi che a intermittenza continuano a far capolino fra Berlino e Parigi. È vero che il 2,42 per cento in più ieri dalla Borsa di Milano conferma la tendenza registrata anche sulle altre piazze europee; ma comunque non la contraddice. D’altronde, se non esistessero indizi incoraggianti non si spiegherebbe la rapidità  con la quale esponenti del centrodestra ne attribuiscono il merito al governo precedente, guidato da Silvio Berlusconi. La realtà  è che l’ottimismo viene bilanciato da una forte cautela. Lo scenario europeo non consente di farsi illusioni.


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