La mossa di Berlino e Parigi Patto di bilancio entro marzo

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BERLINO — È l’impegno ad accelerare il negoziato in corso a Bruxelles e a varare il più presto possibile, «almeno entro marzo», le nuove regole di bilancio per i Paesi dell’eurozona il risultato più concreto, calendario alla mano, del vertice tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Francia e Germania continuano a cercare di fare fronte comune nella crisi del debito, nonostante tante differenze ancora da superare, in una giornata ancora caratterizzata dalle preoccupazioni sul caso greco, dalla debolezza della moneta unica, dai venti negativi che soffiano sui mercati.
Lo sforzo di smussare gli spigoli delle posizioni più rigide e di svolgere un ruolo costruttivo lo dimostra il linguaggio usato su un tema che rischia di creare profonde divisioni, cioè la proposta di tassare le transazioni finanziarie. Il presidente francese si era espresso con forza per il varo della Tobin tax e si era detto disposto ad approvarla anche da solo. Ieri, certo, ha sottolineato che «se non si dà  l’esempio, non la si farà », ha ricordato il piano in questa direzione della Commissione europea, ma non ha poi insistito più di tanto. Per Sarkozy (che, non dimentichiamolo, è in corsa per una riconferma all’Eliseo) c’è una carta di riserva: un’imposta sulla vendita delle azioni che potrebbe essere sperimentata presto in Francia. Più sottile la cancelliera, che ha sostenuto di avere sempre apprezzato l’idea della Tobin tax, ha aggiunto di ritenere opportuno che la si realizzi a livello europeo e ha ammesso che non tutti nel suo governo sarebbero d’accordo a introdurla, come seconda opzione, solo nei Paesi della moneta unica. Un modo per prendere tempo, senza chiudere la porta, ed incalzare anche la sua recalcitrante maggioranza: in particolare un partito liberale che non è insensibile alle resistenze del premier britannico David Cameron. «La Merkel stuzzica i liberali» scriveva ieri sera la Sà¼ddeutsche Zeitung.
Al di là  della Tobin tax e delle espressioni di circostanza, (come la frase di Sarkozy secondo cui «non può esserci futuro per l’Europa se ci sono divergenze tra Parigi e Berlino»), il lavoro dietro le quinte dei due superconsiglieri della cancelliera e del presidente, Nikolaus Meyer-Landrut e Xavier Musca, sembra aver prodotto buoni risultati in termini di disponibilità  alla soluzione dei problemi. «Francia e Germania hanno dato un decisivo contributo al successo dei negoziati sulle misure per frenare il debito», ha detto la Merkel.
Il non facile compito degli altri Paesi, e in particolare dell’Italia (Monti sarà  domani a Berlino prima di un incontro a tre, il 20 gennaio a Roma), è di inserirsi in questa dialettica, tenendo conto che la Germania non arretra di un millimetro e pretende regole molto rigorose nel «Fiscal Pact» che verrà  messo a punto nelle prossime settimane. Naturalmente la posta in gioco è quella di evitare che diventino impossibili anche misure in grado di stimolare la crescita. Su questo tema, indicato alla vigilia come un piatto forte del menu pensato a Parigi, Sarkozy e la Merkel (che sfoggiava un tailleur viola) non sono stati reticenti ma vaghi, parlando di creare nuovi posti di lavoro, incoraggiare le piccole e medie imprese, combattere la disoccupazione giovanile. «È il secondo pilastro della strategia per stabilizzare l’euro» ha affermato, conciliante, la cancelliera. In questo quadro si inserisce anche la volontà  di accelerare la nascita del nuovo meccanismo di stabilità  finanziaria (Esm) che sostituirà  il Fondo salva Stati. È stato, insomma, un vertice di buone intenzioni.


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