La mediazione di Palermo

by Editore | 13 Gennaio 2012 8:48

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«Hanno ridotto gli esuberi, danno una prospettiva produttiva a Palermo quindi è possibile fare delle mediazioni, quello che non è successo con Passera lo ottengono col prefetto palermitano». Ragiona sul cavalcavia dell’autostrada, Manganaro, all’uscita di Genova ovest dove il silenzio è rotto solo dal lancio di qualche petardo. Gli operai di Fincantieri, in sciopero ad oltranza dal 22 dicembre, con una nave bloccata e il lavoro fermo da prima di Natale, sono usciti per l’ennesima volta per le strade di Genova. Da Sestri hanno attraversato Cornigliano e Sampierdarena per posizionarsi un paio d’ore sull’immissione al casello di Genova-Ovest, paralizzando il traffico della sopraelevata e le uscite dei camion dal porto di Sampierdarena. 
Dell’accordo in salsa siciliana tra azienda, regione e i tre sindacati confederali, sul cavalcavia genovese per ora non ne conoscono i dettagli, ma si respira qualche speranza. Per Gioacchino, 38 anni di contributi in regola, dipendente di una ditta in subappalto, i problemi sono altri: «Le latte della vernice pesano 20 chili, a volte sono sei e le devo portare su, nella nave, per tre piani a braccia». Un dipendente diretto gli suggerisce di chiedere un carrello, di quelli che fanno anche le scale. Ma Gioacchino non è mica tanto convinto che sia il caso di piantar grane con la sua ditta. Si parla appoggiati ai guard rail come successo già  prima dell’estate quando venne ufficializzato il piano aziendale con la chiusura di Sestri e Castellamare. C’è chi commenta il messaggio postato da Biancamaria su un social network alla pagina di Fincantieri: «Ciao ragazzi, ho visto mio padre tornare a casa tutti i giorni stravolto e ho imparato cosa vuol dire essere uomini. Ora lo vedo tornare dalle lotte e imparo cos’è la dignità . Voi resistete, perché siete più forti e più uomini di chi vuole annientare il vostro spirito. Noi siamo tutti con voi. Genova è con voi. Grazie».
C’è chi calcola che l’indotto che se ne va, se chiude Fincantieri, raggiunga le 20-30 mila unità , altro che i 741 diretti: «Se ci mettiamo chi affitta le case, chi gestisce le pensioni, i bar, i ristoranti e tutto quello che ruota intorno al cantiere come rifiniture arriviamo a questi numeri», dice un responsabile di bordo. 
A Palermo, dopo dieci giorni di sciopero continuo e un incontro di 14 ore, un accordo scritto con i vertici di Fincantieri lo hanno ottenuto. La filosofia generale sulle nuove missioni del cantiere era già  nell’accordo separato del 22 dicembre firmato da azienda, Fim e Uilm. Ma la novità  della notte è che gli operai Fincantieri palermitani restano praticamenti tutti in attività . «Da 140 esuberi, abbiamo ottenuto che solo 35 lavoratori vadano in prepensionamento, ma per scelta volontaria – spiega Francesco Foti, rsu e segretario provinciale della Fiom palermitana – poi ci sarà  la cassa integrazione per un massimo di 470 lavoratori su 504, ma a rotazione e infine Palermo farà  anche off-shore e navi speciali oltre a riparazioni e trasformazione di navi. Infine abbiamo preteso che il reparto commerciale e gli ingegneri delle riparazioni e della trasformazione da Trieste torni a Palermo». 
Palermo però ha un quadro completamente diverso da Genova: intanto le segreterie locali di Fim e Uilm hanno contestato l’accordo separato. Secondo: la regione Sicilia ha scommesso su Fincantieri finanziando due bacini galleggianti con 52 milioni di euro e i lavori partiranno a breve, visto che la prossima settimana si aprono le buste per una delle gara d’appalto. «Il raggiungimento dell’accordo, agognato e sofferto, restituisce serenità  ai lavoratori dei Cantieri Navali di Palermo – ha commentato l’assessore regionale alle attività  produttive, Marco Venturi presente al tavolo – Si tratta di un risultato importante perché l’azienda s’impegna a non ricorrere a licenziamenti forzosi e si confermano le tre peculiarità  produttive, manutenzione, trasformazione e costruzioni anche speciali».

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