La «prima» dei Btp nel 2012 Alla prova il calo dello spread
ROMA — Oggi è in qualche modo una giornata decisiva, o comunque importante per capire se sia veramente cambiato il vento sui mercati. In particolare se sia finito il momento buio per i titoli del debito italiano. Nell’ultima settimana la corsa dei rendimenti si è fermata e sugli spread, quelli tra i tassi del Btp decennale e del corrispondente Bund tedesco, si è innestata la retromarcia. C’è da vedere se le cose continueranno ad andare in questa direzione. A questo fine il test più importante sarà l’asta dei Btp a medio e lungo termine, a 5 e 10 anni, la prima dell’anno visto che i titoli finora offerti dal Tesoro in avvio del 2012 sono stati a breve scadenza, un segmento con meno tensioni.
L’interrogativo riguarda sia la domanda dei due titoli, offerti in concomitanza, sia in particolare i prezzi e i tassi di assegnazione: gli esperti ritengono che si potrà parlare di successo se i rendimenti risultassero rispettivamente inferiori al 5% e al 6%, che sono poi i livelli raggiunti sul mercato secondario venerdì scorso. Quanto all’offerta verranno messi sul mercato Btp a 5 anni per 4,5-6 miliardi di euro e Btp a 10 anni per 1-2 miliardi, quindi in totale il Tesoro potrebbe decidere di collocare fino ad un massimo di 8 miliardi di euro, che non è poco e che si aggiungono i 31 miliardi di titoli, tra Bot, Ctz e Btp indicizzati, già collocati nelle prime tre aste dell’anno.
A giocare in positivo in questo inizio di settimana vi è poi l’ottimismo per gli esiti della riunione del Consiglio europeo, anche per quel che riguarda la posizione dell’Italia, con il premier Mario Monti che sembra aver ormai ottenuto la fiducia dei principali partners, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Il quale ieri si è sbilanciato nelle previsioni annunciando che l’Europa «non è più sull’orlo dell’abisso» e che la situazione si sta «stabilizzando». In ogni caso le aspettative per la riunione indicano il raggiungimento dell’accordo sul fiscal compact, il nuovo patto che detta le regole di rigore per i bilanci pubblici e la definizione di un nuovo piano europeo per sostenere la crescita e l’occupazione. Tra chi vede più rosa di altri c’è anche la previsione di una maggiore disponibilità della Germania al rafforzamento del Fondo salva-Stati, sulla base di segnali che sarebbero giunti da Berlino. Nonché della conclusione dei negoziati coi creditori privati per il debito della Grecia.
Sarebbero tutti, segnali importantissimi per i mercati che da tempo scommettono contro la capacità dell’Europa di assumere decisioni unitarie per combattere le crisi dei debiti sovrani. Fin qui gli elementi positivi. A sfavore dell’inversione di tendenza di spread e rendimenti potrebbe giocare la recente bocciatura dell’Italia da parte di Fitch che ha retrocesso il rating dei titoli del paese da A+ ad A-. Non sembra però che gli investitori vogliano dare peso all’iniziativa della più piccola (l’unica con capitali europei) delle tre agenzie internazionali di rating. Del resto anche il più clamoroso declassamento, col passaggio dalla classe A dei migliori, alla classe B dei mediocri, operato da Standard&Poor’s venerdì 13 gennaio ha lasciato i mercati, per non parlare delle Borse, più o meno indifferenti. Anzi la riduzione dei corsi è iniziata proprio da lì. Certo manca all’appello Moody’s che però ha dato già un suo verdetto in ottobre.
Un altro elemento non proprio favorevole al ritorno alla calma delle contrattazioni, è l’affollamento delle emissioni. Nella prossima settimana sul mercato l’Italia non sarà l’unico paese a voler collocare titoli per finanziare il proprio fabbisogno. Oggi si presenta anche il Tesoro francese con titoli a breve scadenza mentre giovedì offrirà la scadenza più lunga. Dopodomani, mercoledì sarà la volta della Germania ad aprire l’asta per il suo Bund decennale.
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