La corsa ai nuovi Bot: tassi giù della metà Lo spread scende a 471
MILANO — Lo avevano definito il primo test del 2012 per l’Italia. E il nostro Paese l’ha superato. Le aste di Bot a 1 anno e a 6 mesi hanno riportato i rendimenti ai minimi dallo scorso giugno, alla vigilia dell’«attacco» dei mercati ai nostri titoli di Stato: i tassi di interesse sono scesi rispettivamente al 2,735% e all’1,644%, quasi dimezzati in confronto al 5,950% e al 3,251% registrati a metà dicembre.
Ne ha beneficiato lo spread dei decennali sul Bund tedesco, che è sceso a 471 punti base, il livello più basso da metà dicembre, dopo che il 9 gennaio aveva raggiunto un nuovo record allarmante a 531 punti. Anche il rendimento ha visto un calo a 6,65% dalla chiusura del giorno precedente a oltre 7%. Sarà però l’esito dell’asta di Btp di oggi a dire se la politica economica del governo Monti e il vertice tra il premier e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno convinto i mercati, confermando la rapida inversione di rotta. Il Tesoro oggi offre il Btp triennale, scadenza novembre 2014, per 2-3 miliardi e riapre due Btp (scadenze a luglio 2014 e agosto 2018) per 1-1,75 miliardi. Intanto ieri ha collocato 8,5 miliardi di Bot a un anno a fronte di una domanda pari a 12,5 miliardi, e 3,5 miliardi di Bot con data residua di 136 giorni (richiesta pari a 6,485 miliardi). La scelta del dipartimento guidato da Maria Cannata, dirigente generale del Tesoro per la gestione del debito, è stata di allargare le emissioni di Bot oltre la scadenza, infatti ha offerto 12 miliardi contro una scadenza di 7,7 miliardi, invertendo la politica dello scorso anno. In questo modo lo Stato potrà rifinanziarsi, seppure a breve termine, a tassi più bassi.
Domanda fortissima e rendimenti in calo anche per la Spagna, che ieri ha incassato un successo con i bonos a medio termine: Madrid ha collocato 9,98 miliardi di bond a tre, quattro e cinque anni contro un target di 5 miliardi. L’ottimismo dei trader è stato sostanziato anche dalla mossa della Banca centrale europea, che a fine dicembre ha offerto 490 miliardi alle banche del sistema euro, di cui 116 miliardi finiti ai nostri istituti. E ieri è stato lo stesso presidente della Bce Mario Draghi a sottolineare che «gli effetti del prestito a tre anni si stanno vedendo». I buoni risultati delle aste dei titoli di Stato italiani e spagnoli hanno condizionato le Borse europee, che però sono state rallentate dall’andamento incerto di Wall Street e dalla pubblicazione dei dati americani su disoccupazione e vendite, che sono risultati peggiori rispetto alle attese. Piazza Affari è stata l’unica in chiaro rialzo: il Ftse Mib ha chiuso a +2,09%, trascinata anche dai titoli bancari, che più degli altri hanno beneficiato della performance dei titoli di Stato. Unicredit è volata a +13,5% mentre Mps, uno degli istituti più esposti verso i bond governativi, è aumentato dell’8,8%. Bene anche Mediobanca (+8%), Bpm (+6,5%), Ubi (+6,2%). Più fredde le Borse europee. Madrid, nonostante il successo dell’asta dei bonos ha chiuso invariata, mentre Parigi e Londra hanno perso lo 0,15%. Solo Francoforte è salita dello 0,44%. I forti acquisti sui titoli italiani e spagnoli hanno dato una mano anche all’euro, che è salito oltre quota 1,28 contro il dollaro.
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