La conta dei morti a senso unico

by Editore | 27 Gennaio 2012 8:37

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Il monastero (dei cristiani d’oriente) di «San Giacomo l’interciso di Qara» (interciso sta per solitario e Qara è un villaggio vicino a Damasco) cerca di smarcarsi dalle versioni a senso unico sulla sanguinosa crisi siriana e sta diffondendo le liste di «civili morti e feriti per opera di bande armate e non nel corso di proteste», frutto della «violenza cieca di un’insurrezione sempre più manipolata». Nomi, cognomi, età , indirizzo e circostanze. Le fonti sono gli ospedali, le famiglie e la Mezzaluna siriana (il cui segretario generale Abd al-Razzaq Jbeiro è stato ucciso mercoledì). Ecco i numeri. Fra marzo e inizi di ottobre, la lista dei morti civili comprende 372 nomi, fra cui diversi bambini (il più piccolo era Moutasim al-Yusef di tre anni, morto ad Haslah il 6 settembre), donne (fra le quali Sama Omar, incinta, uccisa a Tiftenaz il settembre). La lista dei feriti solo per ottobre e per la provincia di Homs vede 390 nomi fra cui diversi bambini (il più piccolo, Ala Al Sheikh di Qosseir, aveva un anno e mezzo). Fra i morti, il curato greco ortodosso del villaggio di Kafarbohom. I cristiani starebbero abbandonando interi quartieri soprattutto a Homs e Hama.
Fra la pittura delle icone, l’aiuto a famiglie in difficoltà  e le preghiere quotidiane, la superiora del monastero madre Agnès-Mariam de la Croix sta pensando a un «bollettino settimanale che risponda con fatti e nomi di vittime alle false liste di propaganda dell’Osservatorio siriano dei diritti umani basato a Londra». Quest’ultimo, per la conta dei morti è – insieme agli incontrollabili «Comitati di coordinamento locale» – la fonte quasi unica della stampa internazionale e dello stesso Commissariato Onu per i diritti umani, che diffonde la cifra di 5000 morti attribuendoli tutti alla repressione governativa. Qualcuno comincia a dubitare dell’Osservatorio londinese che, dice madre Agnès-Mariam, «spesso non dà  nomi e quando li dà  non precisa che si tratta di gente uccisa da bande armate». Stando alle cifre governative, finora sono stati uccisi 2000 fra poliziotti e soldati. 
Palestinese di nazionalità  libanese, Agnès-Mariam de la Croix si è attirata gli strali della stampa francese (lei è francofona) che l’accusa di essere pro-Assad. Ma lei sente l’urgenza della verità , per contrastare «un piano di destabilizzazione che vuole portare a uno scontro confessionale e alla guerra civile in un paese che è sempre andato fiero della convivenza». Nei mesi, il conflitto sembra essere passato «da una rivendicazione popolare di riforme e democrazia a una rivoluzione islamista con bande armate» (sostenuta dall’esterno: petro-monarchie del Golfo, Occidente, Turchia). Madre Agnès-Mariam ha ospitato nel monastero una riunione di oppositori disponibili a un dialogo nazionale e ha anche mediato con l’esercito perché allentasse la pressione sugli abitanti di un villaggio.
Un gruppo di giovani siriani ha iniziato un analogo lavoro d’indagine e «controinformazione», creando un «Osservatorio siriano sulle vittime della violenza e del terrorismo» per fare indagini sul campo. Oltre alle armi da fuoco, fanno strage gli ordigni esplosivi, che non sono certo piazzati da agenti del regime di Assad. L’agenzia stampa ufficiale Sana riferisce di agenti uccisi, rapimenti, sabotaggi, ecc. Ma le uniche notizie che «passano» (e sono ritenute attendibili) sono quelle date «dall’altra parte».

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