La Consob accende un faro sul cavaliere off shore di Bpm

by Editore | 4 Gennaio 2012 7:32

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MILANO – Fino all’altro giorno, l’italo-americano Raffaele Mincione era per lo più conosciuto come ex fidanzato della modella Heather Mills, poi diventata moglie dell’ex Beatles Paul McCartney, piuttosto che come silenzioso operatore nel gotha finanziario anglosassone. Ma anche per aver messo a segno, un investimento immobiliare da 18 milioni di sterline per un immobile a Knightsbridge, uno dei quartieri più cari di Londra, sborsando, nel maggio del 2009, meno della metà  di quanto chiesto in origine dal suo proprietario. Ma erano i tempi in cui nella City imperversava il ciclone Lehman Brothers, il cui fallimento aveva fatto crollare i prezzi delle case.
Da ieri, il pressoché sconosciuto Mincione si è conquistato un titolo anche nelle cronache economiche italiane per essere spuntato nell’azionariato Bpm. Ma non tramite la Capital Investment Office, società  cui si appoggia a Londra dopo aver lasciato Salomon Smith Barney, bensì con una serie di fiduciarie lussemburghesi e trust con base nelle isole del Canale: una sfilza di società  off shore su cui ora accenderà  un faro la Consob, per capire se facciano veramente tutte capo al finanziere londinese.
Ecco dunque svelato il giallo dei diritti inoptati rastrellati il 14 dicembre scorso, nel penultimo giorno in cui venivano offerti all’asta. Ora si sa che sono stati convertiti in azioni con un esborso di circa 60 milioni e Mincione, con l’8,6 per cento del capitale Bpm, è il secondo azionista alle spalle di Andrea Bonomi con Mediobanca alleviata dall’accollo dei titoli. Perché lo ha fatto? Raggiunto dall’agenzia Ansa si è limitato a dire: «Ho scelto Bpm perché è una banca con un Tier 1 solido e con una fortissima presenza in Lombardia, una delle più ricche regioni italiane. Credo, inoltre, che con il nuovo management, con a capo Annunziata e Bonomi, la banca possa esprimere ancor più valore».
Intanto si moltiplicano le iniziative delle associazioni dei consumatori a sostegno dei piccoli risparmiatori che avevano acquistato il bond convertendo Bpm e che si sono poi visti attribuire azioni che sul mercato valgono tra il 50 e il 70% in meno. Dopo Aduc e Confconsumatori, anche Altroconsumo ha fatto sapere di aver raccolte deleghe di 200 persone e ora intende agire «a tutela dei risparmiatori danneggiati, intraprendendo le iniziative giudiziarie più opportune qualora Bpm non adotti immediatamente tutte le misure idonee ad eliminare le violazioni accertate e a risarcire i consumatori dei danni subiti».

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