La bomba del rating
Parigi perde il voto AAA per AA+ e si distacca così dalla Germania, che lo conserva. La decisione di S&P, non seguita, per il momento, da Moody’s e da Fitch, benché attesa, insinua un nuovo cuneo nell’unione monetaria, già scossa dalla crisi del debito. Non solo: in serata veniva dato per certo anche un taglio di due gradini per Italia, Spagna e Portogallo. Per l’ex Belpaese il rating si assesterebbe dunque a BBB+.
Sarkozy ha convocato ieri sera un vertice di emergenza con primo ministro e ministri economici all’Eliseo, un vero e proprio «consiglio di guerra». Italia, Spagna e Portogallo, che già non avevano le 3 A, perdono addirittura due punti. Anche l’Austria, finora con il rating AAA, è degradata, e messa addirittura sotto “sorveglianza negativa”. La Slovacchia perde anch’essa un punto. Con la Germania, nella zona euro si salvano solo Olanda, Finlandia e Lussemburgo, che conservano il rating AAA.
Ieri, per di più, oltre al degrado della Francia e di altri paesi dell’Unione, è arrivata un’altra bruttissima notizia: le banche private hanno sospeso i negoziati con la Grecia. I privati, che stando all’accordo voluto dalla Germania, avrebbero dovuto accettare un hair cut del 50% dei loro crediti verso Atene, non ci stanno più, perché l’ipotesi è ormai di perdite ancora maggiori. È stato l’Fmi a mettere il fuoco alle polveri, facendo pressione sulle banche private perché accettino una svalutazione del debito greco superiore al 50%.
In Francia, la notizia della perdita delle 3A ha fatto l’effetto di una bomba. Mancano 100 giorni al primo turno delle presidenziali. Tutti, a destra della destra e a sinistra, si sono accaniti contro Sarkozy, considerato il principale responsabile del crollo. Sarkozy aveva affermato, quando, nell’autunno, già si profilava il downgrading: «Se la Francia perde le 3A, sono morto». Il suo consigliere ufficioso, Alain Minc, aveva parlato di «tesoro nazionale». Adesso Minc se la prende con le agenzie di rating, colpevoli di «abissale incultura».
Il Ps, Marisol Touraine, responsabile degli affari sociali, ha affermato che «un record di deficit e di debiti, il lassismo sul budget» scelta fatta per «preservare gli interessi di pochi» hanno portato la Francia a questo punto. «È la politica di Sarkozy, che ha fatto finta di preservare la salute politica della Francia, a venire sanzionata, il presidente è direttamente responsabile», ha aggiunto. I centristi, Franà§ois Bayrou e Hervé Morin, entrambi candidati all’Eliseo, chiedono misure immediate di risanamento e di rigore. Jean-Luc Mélenchon, candidato alla presidenza per il Front de gauche e euro-critico, ha invitato i militanti a manifestare sotto le finestre della sede parigina di S&P. Mélenchon, oltre a criticare la politica di classe di Sarkozy, considera che le agenzie di rating hanno «dichiarato una guerra finanziaria alla Francia». Marine Le Pen, candidata del Fronte nazionale e a favore dell’uscita dall’euro, gongola. Secondo la leader dell’estrema destra, le cui idee sono ormai condivise o almeno accettate dal 30% dei francesi, il downgrading è «la prima tappa dell’esplosione dell’euro». Per Le Pen «è la fine del mito del presidente protettore». Ma per i deputati Ump (il partito di Sarkozy) solo la sinistra è «indecente» perché «si rallegra». La ministra del bilancio, Valérie Pécresse, ha pateticamente cercato di difendere l’idea che «la Francia è un valore sicuro». Parigi ha di nuovo puntato il dito contro Londra, ieri: come mai la Gran Bretagna, che ha i conti peggiori dei nostri, non subisce sanzioni? Già prima di Natale c’era stata forte tensione tra Francia e Gran Bretagna a causa di questa posizione.
La perdita delle 3A francesi potrebbe avere conseguenze anche sul rating del Fesf (il fondo salva-stati), minacciato di subire anch’esso un downgrading. Significa che il salvataggio dei paesi in piena crisi del debito sarà più difficile per la zona euro.
Con il blocco del negoziato tra le banche e Atene, tutto il piano di salvataggio della Grecia resta ora in sospeso. Le banche accusano la Grecia di non aver rispettato gli obiettivi, mentre il secondo piano di salvataggio è già insufficiente. La zona euro, che era sembrata respirare con il successo della collocazione dei titoli pubblici italiani e spagnoli, è ricrollata ieri in una zona ad altissimo rischio. 3487
Lo spread tra il btp e il bund tedesco archivia l’ultima seduta della settimana a 487,6 dopo essere ritornato sopra la soglia psicologica dei 500.
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