La barca non va. E gli operai fermano gli aerei
GENOVA – All’aeroporto, all’aeroporto. I lavoratori di Fincantieri lo gridano da prima di Natale. Qualcuno voleva andarci già a novembre quando fu bloccata la sopraelevata e l’autostrada a Sampierdarena. Allora era considerata l’ultima carta da giocare. L’hanno calata ieri mattina. Tutto pur di ottenere un incontro a Roma con la nuova compagine governativa. Così alle sei gli operai del cantiere a rischio chiusura si sono dati appuntamento per il blocco davanti ai cancelli di Sestri ponente. Perché qui dei 741 dipendenti più un migliaio di lavoratori degli appalti che stanno ultimando un’Oceania in consegna a marzo, non entra nessuno dal 22 dicembre. Poi a metà mattina ieri in duecento hanno marciato per via Soliman e piegato verso l’aeroporto. In linea d’aria sarà neanche un chilometro. Un pezzo di strada veloci, gridando «lavoro, lavoro», «Bono esubero» e «il cantiere non si tocca». Poi sei ore di blocco dello scalo, agli arrivi e alle partenze, con passeggeri diretti a Roma, Napoli, Londra, e Trieste in ostaggio e poi dirottati a Pisa e a Linate. Sei ore filate in cui i metalmeccanici ottengono la solidarietà dei lavoratori dell’aeroporto, dei tassisti genovesi che per un’ora buona si sono rifiutati di traghettare chiunque, poi dei delegati Cgil di altre categorie, dal commercio al pubblico impiego, anche loro al Cristoforo Colombo.
Alla fine più di 350 persone hanno atteso fino a metà pomeriggio la convocazione tanto agognata: quella presso il ministero dello sviluppo economico, retto da Corrado Passera. Poco dopo le 15 viene diramato dai media il comunicato del ministero: la convocazione è per il 10 gennaio. Ma sindacalisti e lavoratori non si fidano, aspettano di avere in mano una convocazione ufficiale. Così proseguono il blocco dello scalo sino alle 16. Lo scritto aggiunge un particolare machiavellico: «Il ministero dello sviluppo economico come già programmato ha convocato nella giornata di ieri i segretari nazionali dei sindacati per fare il punto della situazione complessiva della società Fincantieri. L’incontro si terrà presso il ministero il prossimo 10 gennaio». Quel «come già programmato» fa balzare tutti. «È una bugia che il tavolo è già stato convocato ieri (l’altro ieri per chi legge ndr) – dice il segretario della Fiom ligure, Francesco Grondona – Ce lo siamo conquistati noi lavoratori. Abbiamo fatto vedere che non abbiamo paura di nulla: occupare l’aeroporto non è cosa da poco». «Che strano – commenta in serata Manganaro – tutti sapevano dell’incontro tranne il prefetto genovese, il sindaco Vincenzi, noi, Burlando e i media nazionali. Ma che convocazione! Anche Landini lo ha saputo poco prima di noi e il comunicato ufficiale a noi è arrivato dopo le 16. Mi pare piuttosto che infischiandosene del presidente della repubblica, degli scioperi dei lavoratori, delle parole dell’arcivescovo genovese e delle comunicazioni degli enti locali hanno esasperato gli animi, noi abbiamo mandato segnali da prima di Natale».
Mentre a Genova occupavano l’aeroporto, i palermitani si buttavano sulla circonvallazione. L’incontro romano nasce dunque anche dalle proteste portate avanti a Palermo ed Ancona in questi giorni. Inutile dire che agli occhi degli iscritti alla Fiom questa appare una vera vittoria. Anche perché i tavoli al ministero dello sviluppo col governo Berlusconi non avevano sortito un bel niente, semmai avevano confermato il piano aziendale che prevede in sostanza la ristrutturazione a carico degli enti locali dei siti di Sestri ponente e Castellamare di Stabia, un forte ridimensionamento di Palermo e cassa integrazione ed esuberi per centinaia di lavoratori anche nei tre cantieri dell’Adriatico (Ancona, Marghera e Monfalcone).
Intanto se qualcuno nutre ancora qualche dubbio sui maldipancia tra i sindacati confederali, basta dare un’occhiata ad un altro comunicato diramato ieri dalla Cisl genovese. Siccome Manganaro aveva dichiarato «saremo cattivi», uno dei due sindacati firmatari dell’accordo del 21 dicembre sulla riduzione di 3.600 persone dall’organico della società nazionale, dichiara che «siamo in una fase delicata della vertenza Fincantieri, qualcuno non si rende conto che non bisogna essere cattivi ma lucidi. Non è facendo perdere ore di stipendio agli operai metalmeccanici e creando disagi alla città che si risolvono i problemi ma lavorando a soluzioni produttive e occupazionali da portare al tavolo dei ministri». La Camera del lavoro genovese ha risposto che non accetta lezioni da nessuno.
Stamattina ci saranno altre assemblee dei lavoratori e si deciderà che proposte portare al tavolo nazionale. La Fiom chiede di strappare l’accordo del 21 dicembre, suddividere le commesse tra i vari cantieri e invita il governo a varare una vera politica industriale per un’azienda di stato. 741
DIPENDENTI nel cantiere di Sestri a cui si aggiungono circa un migliaio di precari degli appalti. Il piano aziendale decreta praticamente la chiusura di Sestri e Castellammare.
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