Isvap apre gli occhi anche su Premafin uno stato di crisi a scoppio ritardato

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MILANO – La lettera è arrivata solo ieri sera, e l’ha spedita l’Isvap all’indirizzo di Premafin, la holding che controlla Fondiaria-Sai. L’authority del settore assicurativo guidata da Giancarlo Giannini, ha acceso un faro anche sulla cassaforte dei Ligresti per avere informazioni sulle operazioni di riassetto in corso. La lettera, a quanto riferiscono fonti qualificate, sarà  utilizzata dalle parti coinvolte per chiedere lo “stato di crisi” e l’esenzione Opa anche su Premafin. La tempistica è però sospetta: da mesi, o addirittura dall’agosto 2010, la holding della famiglia Ligresti è sotto i riflettori per un azionariato opaco e per aver tutte le azioni in pegno presso il sistema bancario con tanto di inchieste avviate da parte della Consob e della magistratura. La sua principale controllata, la Fondiaria-Sai di cui possiede il 35%, ha bilanci in perdita da almeno due anni, in un crescendo impressionante: 342 milioni nel 2009, 717 milioni nel 2010 per arrivare a 1,1 miliardi nel 2011. Con questa situazione l’Isvap nel giugno 2011 ha imposto un aumento di capitale per 450 milioni su Fonsai e 350 milioni per la controllata Milano, la quale non aveva alcun bisogno di ricapitalizzare se non per fare un piacere ai Ligresti che vedevano la loro quota diluirsi in misura minore. L’authority non risulta essersi mai occupata di Premafin se non ora, proprio all’indomani di un cambio in corsa della struttura dell’operazione che vede la holding necessitare dello stato di crisi ai fini dell’esenzione Opa. Chi ha messo i soldi nell’aumento di capitale di giugno in base a un prospetto informativo che vedeva le perdite limitate a 450 milioni ora avrebbe di che lamentarsi, quantomeno per un possibile falso in prospetto. E la Consob chiamerebbe in causa l’Isvap. Una Consob che negli anni passati non ha mai ostacolato le operazioni con parti correlate portate avanti dai Ligresti e che nel 2011 si è distinta per aver chiesto un lancio di Opa a Groupama e accordato un’esenzione Opa a Unicredit per due operazioni molto simili nella struttura. Ora il presidente Vegas ha ritenuto opportuno indirizzare i consulenti dei Ligresti verso una soluzione esteticamente più accettabile dal mercato. Ma se c’è “stato di crisi” sia in Premafin sia in Fonsai, come sembra accertato dall’Isvap, la holding dovrebbe prima di tutto abbattere il capitale per perdite, ristrutturare o stralciare i debiti con le banche e poi ricapitalizzare facendo entrare nuovi soci come Unipol. Invece si vuole lasciare ai Ligresti la possibilità  di mantenere un pacchetto di azioni che poi verranno liquidate al momento della fusione con il diritto di recesso. Senza fare l’Opa a cascata. Di questo dovrà  discutere il collegio Consob che finora non è stato interpellato dal presidente, come ha rilevato il commissario Michele Pezzinga. Un comportamento che ha provocato ieri un’interrogazione parlamentare dell’esponente del Pd Luigi Zanda volta a «verificare se ci sia stata una consistente attività  istruttoria svolta irritualmente dal presidente Vegas ed avente come oggetto la riformulazione dell’operazione con l’obbiettivo di ottenere un giudizio positivo del collegio».


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