by Editore | 3 Gennaio 2012 7:43
Perché mi hanno aiutato a guarire dalla malattia infantile del capodannismo, che io mi sono trascinato dietro per un pezzo, lo confesso, molto fastidiosamente, nella mia vita, e che consiste, per l’appunto, nel finir «per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria» (…). Onde «si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc». Che sono cose da farsi tutti i giorni, piuttosto: «Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno». un po’ la versione laica, o meglio ricondotta alle sue laiche radici, diciamo stoiche, diciamo alla Seneca, del quotidiano esame di coscienza. Ed è insieme, un po’, mi pare, il rovesciamento, realistico e sobrio, del superominidamente dannunziano «io nacqui ogni mattina». (…) E dunque, niente «tripudio a rime obbligate collettive», anzi l’attesa e la speranza che il socialismo scaraventi nell’immondezzaio «tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito», e ne crei altre, «le nostre», in opposizione a quelle ereditate dai «nonni dei nostri nonni» (…) (Edoardo Sanguineti commenta Antonio Gramsci; 1978, in “Scribilli”)
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