Immigrati: «Un anno per cercare lavoro»
E annuncia un impegno sulla cittadinanzaTra i 250 e i 350 mila immigrati rischiano di diventare clandestini perché hanno perso il lavoro e non sono riusciti a trovarne un altro nei sei mesi di tempo concessi loro dalla legge. A lanciare l’allarme è stato ieri il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi parlando alla commissione Affari costituzionali della Camera. «La Caritas – ha spiegato Riccardi – conta in circa 600 mila i permessi di soggiorno rilasciati per motivi di lavoro subordinato, lavoro autonomo, motivi di famiglia e attesa occupazione che, in un anno, tra il 2009 e il 2010 risultano scaduti o non rinnovati».
Tra questi molti riguardano persone che hanno fatto rientro nel proprio Paese di origine ma una grossa fetta si trova invece ancora in Italia. E proprio loro – quantificati da Riccardi tra i 250 e i 350 mila – potrebbero «finire nel preoccupante circuito delle irregolarità », complice anche la crisi economica che non aiuta certo la ricerca di un nuovo lavoro.
Per interrompere questo stato di cose per Riccardi c’è un solo modo: aumentare almeno fino a un anno il periodo in cui è consentito a un immigrato cercare un nuovo lavoro senza rischiare di finire nell’illegalità . «Lo valuterò con il ministro dell’Interno», ha detto il ministro ai parlamentari.
Rispetto al passato le parole di Riccardi rappresentano un altro segno di discontinuità dopo l’annuncio fatto nei giorni scorsi insieme alla collega dell’Interno Cancellieri di voler rivedere la tassa sul permesso di soggiorno. Il titolare dell’Integrazione ha parlato anche di questo durante l’audizione tenuta in commissione Affari costituzionali proprio per illustrare il programma del governo in tema di immigrazione. «Ci stiamo lavorando», ha annunciato alludendo alla cooperazione in corso con il Viminale per graduare i costi del permesso di soggiorno in base al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare.
Riccardi sa bene di camminare su un terreno scivoloso, capace di provocare le reazione del centrodestra. Eppure non risparmia critiche per come una questione come l’immigrazione, che non esita a definire «capitale» per l’Italia («come nell’800 lo era quella dei confini») è stata affrontata dal passato governo: con «un linguaggio emergenziale», «talvolta preoccupato» e «talvolta aggressivo» dice. E come se non bastasse va a toccare un altro tema ritenuto tabù fino a ieri come quello della cittadinanza per i giovani immigrati. Al ministero è al lavoro una commissione che sta studiando la questione sulla base di principi nuovi rispetto alle discussioni fatte fino a oggi. «Stiamo esaminando le varie proposte di legge – ha detto – Non si può restare sulla soglia di questo processo, il discorso della cittadinanza dei bambini stranieri deve maturare nel parlamento perché deve maturare nel Paese», ha spiegato Riccardi per il quale «deve prevalere non lo ius soli o lo ius sanguinis ma lo ius culturae, perché questi giovani sono cresciuti immersi nella cultura italiana». Il governo quindi, «non farà mancare il suo impegno».
Come era prevedibile, le parole del ministro hanno suscitato le reazioni critiche del centrodestra, con Alfredo Mantovano che accusa Riccardi e Cancellieri di compromettere la stabilità dell’esecutivo. Contrario a discutere di cittadinanza («non è assolutamente urgente»), si è detto invece il capogruppo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, mentre dalla Lega arriva a Riccardi il solito invito a pensare ai cittadini italiani «prima di preoccuparsi degli immigrati».
Di «proposte di buon senso» parla invece il Pd. «Allungare i tempi per la ricerca di lavoro – ha detto il senatore Roberto Di Giovan Paolo – significa tenere conto della gravità della crisi». Apprezzamento anche da parte della Cgil: «Chiedere ai lavoratori immigrati di trovare un altro lavoro entro sei mesi – ha detto il segretario confederale Vera Lamonica – è stato da parte del governo precedente un modo per ricacciare decine di migliaia di persone nella condizione di illegalità ».
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