Il teorico liberale di Attali e il laboratorio teorico di Harvey

by Editore | 26 Gennaio 2012 7:59

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Operazione livorosa e da imputare a uno spirito del tempo tenacemente elaborato delle fabbriche del consenso verso l’ordine costituito. Ci sono ovviamente altri studiosi che cercano invece di fare i conti con la sua eredità . A questo filone appartiene lo storico Eric Hobswamn, che ha raccolto gli scritti dedicati a Marx nell’arco di quarant’anni presentandoli con un saggio che analizza la ricchezza di un percorso teorico, anzi di un laboratorio teorico che ha ancora molto da offrire nell’interpretazione del presente («Come cambiare il mondo», Rizzoli). Non mancano in questo saggistica interpretazioni eccentriche, come quella di Jacques Attali, che riducono l’autore del «Capitale» a un liberale che si è fatto prendere la mano dalla prassi («Karl Marx», Fazi editore). ad un altro filone appartengono invece invece alcuni saggi che svolgono una vera e propria opera innovativa del pensiero marxiano. Il riferimento è ovviamente agli studi postcoloniali e subalterni. Oppure agli ultimi due saggi di David Harvey. Il primo, ancora non tradotto, raccoglie le lezioni che il geografo statunitense ha svolto per anni negli Stati Uniti («A Companion to Marx’s Capital», Verso) e il saggio edito da Feltrinelli «L’enigma del Capitale».

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