Il ministro e i colleghi diffidenti Polillo: una fontana che piange

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Un breve ma corposo sfogo, che autorizza a chiedersi se la professoressa torinese non sia accerchiata da incomprensioni e gelosie che rischiano di isolarla all’interno del governo. 
Ma cosa ha detto, Polillo? Il sottosegretario all’Economia — un tempo comunista con simpatie miglioriste, poi socialista e infine vicino a Fabrizio Cicchitto, del quale è stato consigliere — ha dissertato in rapida successione dell’inesperienza politica, dell’emotività  e dell’ingenuità  del ministro del Lavoro. «Persona molto addentro ai problemi teorici», riconosce il sottosegretario, che poi però ricorda quando Fornero scoppiò a piangere presentando alla stampa la sua riforma delle pensioni, rivelando di essere «molto emotiva» e diventando «l’icona della fontana che piange». 
I due non si amano, è chiaro. E Polillo in diretta tv non lo nasconde: «Ci discuto molto, anche a me dà  ordini tassativi. Io le dico “guardi ministro che il Parlamento è una cosa complicata”, bisogna fare gli emendamenti… È una persona che non avendo mai fatto politica bisogna accettarla per quella che è, anche con certe ingenuità ». È chiaro che al ministro del Lavoro l’idea di essere «accettata per quella che è», nemmeno fosse un caso politico o umano, non è piaciuta per nulla. Ma i collaboratori giurano che il ministro abbia incassato i complimenti con la più assoluta indifferenza: «Il solito Polillo… Le sue parole si commentano da sole». 
A freddo, due notti e due giorni dopo il programma, il sottosegretario spiega che le sue parole in tv «sono state equivocate» e che la sua intenzione era schierarsi in difesa del ministro: «Siccome l’attaccavano io volevo difenderla, spiegare in modo protettivo che una persona che ha insegnato tutta la vita forse non ha dimestichezza con il Parlamento. La politica è un mestiere, se io vado a insegnare faccio disastri molto peggiori… Volevo metterci una pezza, ma forse non ci sono riuscito». 
Non ci è riuscito, no. E più di un esponente del governo lo ha chiamato per chiedergli cosa gli sia saltato in mente. Eppure non è un mistero che il temperamento di Fornero — guai far precedere il suo cognome dal «la» — ha fatto più volte saltare i nervi ai politici e discutere (riservatamente) i tecnici. L’ultima querelle è scoppiata quando il decreto «milleproroghe» è stato rispedito in Commissione per la ferma opposizione del ministro del Lavoro, che non voleva tassare i lavoratori autonomi. In tanti alla Camera hanno orecchiato i mugugni dei tecnici di Piero Giarda, responsabile dei Rapporti con il Parlamento. Ma il ministro, che conosce le insidie dei regolamenti e lo stress delle sedute d’Aula, non si è mai lasciato andare a considerazioni meno che lusinghiere nei confronti della collega: «Il ministro Fornero ha finora risolto un problema molto importante che le era stato affidato, la riforma delle pensioni. Il resto, carattere o atteggiamenti, conta poco o nulla nella vita collettiva. Riuscissimo tutti a fare risultati come lei…». 
Se è vero che la stima di Monti nei suoi confronti è intatta e che «un caso Fornero non esiste», come assicura il sottosegretario Giampaolo D’Andrea, è vero anche che il ministro non fa molto per farsi nuovi amici nell’esecutivo. I colleghi soffrono la sua eccessiva loquacità  e qualcosa, da ieri, ne sa anche il ministro dello Sviluppo. «Corrado Passera ha la tendenza a gettare il cuore oltre l’ostacolo — ha scherzato Fornero parlando di crescita — Gli dirò di essere meno ottimista». Una punzecchiatura? Macché, ha subito chiarito la responsabile del Welfare, era solo un «messaggio affettuoso».


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