Il governo sfida la Cgil sul lavoro “Confermati gli incontri separati” Fase due, summit premier-Visco

Loading

ROMA -Non hanno ancora iniziato a parlarsi, ma il clima tra governo e sindacati è ormai rovente. La Cgil vuole che la riforma del mercato del lavoro venga negoziata a un tavolo unico e non con una serie di colloqui separati tra il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e i singoli leader sindacali. Non solo, nel messaggio postato ieri su Twitter dai collaboratori di Susanna Camusso si chiede che la concertazione, oltre al lavoro, tocchi anche le altre riforme in agenda, a partire da liberalizzazioni, produttività  e pensioni. «Gli incontri separati in stile Sacconi rendono tutto più complicato e lungo», è il cinguettio lanciato dalla Cgil che con le ore diventa un rombo. 
Già , perché almeno in questa fase tra Palazzo Chigi e il ministero del Welfare non ne vogliono sapere: l’idea resta quella di procedere con incontri bilaterali tra la Fornero e i leader visto che in un tavolo allargato il governo vede il rischio di impantanarsi (il tempo stringe, è il leit motiv dei ministri di Monti). Eppure potrebbe aprirsi uno spiraglio per evitare lo scontro frontale sul metodo (sarà  già  dura far digerire a Cgil, Cisl e Uil – come ai partiti – i contenuti della riforma). Così se è confermata una prima fase di incontri vis-à -vis, non si esclude più che l’ultima fase del negoziato possa tenersi a Palazzo Chigi con la Fornero affiancata da Monti e Passera. Non si discute invece sulla richiesta di allargare il confronto agli altri provvedimenti economici che il governo ritiene di sua esclusiva pertinenza. Dal canto suo il segretario pd Pier Luigi Bersani («non sono pentito di avere dato fiducia a Monti») pur auspicando che «le questioni di metodo non impediscano di affrontare la sostanza», chiede a Monti di formare un tavolo «in forme tali che sia riconosciuto da tutti quelli che vi devono partecipare» e auspica che non si voglia rompere il fronte unitario raggiunto il 28 giugno dalle parti sociali. 
Intanto per stringere sul “cresci-Italia” – il pacchetto di riforme chiamato a rilanciare l’economia – ieri Monti ha tenuto a Palazzo Chigi un vertice di quasi quattro ore con i ministri Passera (Sviluppo) e Moavero (Politiche Ue) e con il viceministro Grilli (Economia). Sul tavolo la crescita e gli appuntamenti europei di gennaio del premier (Parigi, Londra e Bruxelles). Due temi legati, visto che le riforme danno forza all’Italia in Europa e l’Europa si deve muovere per non vanificare i sacrifici del Paese nell’affrontare la crisi. Al vertice si è unito anche il governatore di Bankitalia Vincenzo Visco che ha svolto una lunga analisi sull’impatto delle singole riforme sul rilancio del Pil. Monti punta ad approvare la prima tranche del “cresci-Italia” entro l’Eurogruppo del 23 gennaio (possibile in consiglio dei ministri il 20): in cottura oltre al mercato del lavoro ci sono le liberalizzazioni (si prevede un pacchetto «organico» che apra buona parte dei settori per poi continuare a scardinare i mercati con successivi «aggiornamenti). Per le aziende si pensa ad accesso al credito, abbassamento degli oneri amministrativi e misure sul costo dell’energia così come la loro internazionalizzazione. E ancora infrastrutture e sblocco dei cantieri. Tutti dossier in mano al ministero di Passera nel tentativo di aumentare «produttività  e competitività » del Paese dopo aver messo i sicurezza i conti con la manovra di dicembre.


Related Articles

Dai crediti-imprese al rinvio della Tares pronti i decreti per frenare la recessione

Loading

ROMA — Scatta la fase di emergenza anticrisi. Dopo il via libera di Napolitano all’esecutivo Monti per varare «provvedimenti urgenti sull’economia» di intesa con l’Europa e con il «controllo essenziale del nuovo Parlamento », si attende per la prossima settimana un nutrito pacchetto di decreti leggi: lo sblocco dei 40 miliardi dei debiti che lo Stato deve alle imprese; l’allentamento del patto di stabilità  dei Comuni; un provvedimento per sbloccare i fondi strutturali europei cofinanziati dallo Stato italiano per 6-8 miliardi.

A Melfi si vota solo fuori la fabbrica Dentro c’è la matita cancellabile

Loading

Sull’«ex-prato verde» della zona industriale di Melfi – dal 17 al 19 – non c’è stato un clima primaverile; né dentro, né fuori gli stabilimenti della Fiat. Ai cambi turno i giacconi avevano i cappucci tirati su per riparare da vento e pioggia battente, che hanno accompagnato le prime «elezioni» col nuovo contratto collettivo specifico che esclude le organizzazioni sindacali non firmatarie. Prima tra tutte la Fiom Cgil. 

Camusso: “Una patrimoniale per il lavoro”

Loading

Proposta Cgil sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Cisl e Uil: black out del governo. Bonanni: è una bugia dire che senza l’articolo 18 si creano posti di lavoro in più

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment