Il giallo dei naufraghi salvati prima i russi dei bimbi

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ISOLA DEL GIGLIO – Sono arrivati prima i russi. Dicono così alcuni soccorritori che la notte del naufragio erano sul molo dell’Isola del Giglio. Strana casualità , quasi un giallo: a bordo della nave da crociera, i russi erano poco più di cento. Contro gli oltre 900 italiani e i quasi mille tra francesi e tedeschi. «Le prime scialuppe erano piene di passeggeri russi alcuni con i bambini, altri senza», conferma Franca Melis, ristoratrice del Giglio che il 13 gennaio era al porto ad aiutare chi scendeva stordito e impaurito dalla Costa Concordia, piegata vicino alla scogliera. Strana precedenza, quasi sospetta la corsia preferenziale concessa a questi vacanzieri. 
«Forse per lo shock o perché non si rendevano conto di quel che stava succedendo, alcuni di loro erano preoccupati di scattare foto coi telefonini, volevano salire in tutti i modi sul faro, ma noi dovevamo liberare i piazzali per far approdare le scialuppe. Ne arrivavano a decine. Così – prosegue Franca – due o tre di loro hanno tirato fuori delle banconote, ci volevano pagare per lasciarli fare». Che abbiano usato lo stesso metodo per conquistarsi una scialuppa non è provato, però a terra di certo il metodo non ha funzionato: «A uno ho detto anche che se non si levava chiamavo i carabinieri». C’è un giovane sull’isola che non vuole dire il suo nome, ma riferisce di aver riconosciuto fra le prime donne a terra Domnica Cemortan, la ragazza moldava, amica del comandante Schettino: «Aveva un vestito elegante ed era molto agitata». In un’intervista a un giornale del suo paese, Domnica conferma che “i russi sono stati messi in salvo prima degli altri”.
Nella nave rovesciata sono state rovesciate anche le regole di evacuazione. Quelle che prevedono la precedenza per i portatori di handicap, poi donne e bambini, quindi anziani e uomini. Le stesse regole che stabiliscono che soltanto dopo che tutti i passeggeri hanno abbandonato la nave, tocca all’equipaggio cominciando dai gradi più bassi per finire al comandante. Sulla Concordia è saltata tutta la catena. La procura di Grosseto accusa Schettino di essersi allontanato quando c’erano ancora a bordo 300 persone, disabili compresi. Racconta il vice sindaco del Giglio Mario Pellegrini, salito sulla Costa a cercare un ufficiale e coordinare i soccorsi a terra, finito col restare per imbarcare le persone: «Ho girato venti minuti, non ho trovato nessun ufficiale. All’inizio le cose sembravano ordinate, ma il secondo scossone che ha piegato la Concordia ha scatenato il panico, nessuno si ricordava più di donne e bambini, c’era una corsa incontrollata alla scialuppa. Io ero impegnato con il dottore di bordo e un commissario a tirare fuori dai corridoi diventati pozzi pieni d’acqua la gente imprigionata, ma vedendo quello che succedeva alle scialuppe ho cominciato a gridare “animali, siete degli animali”. Ero scandalizzato: spingevano via i bambini e gli anziani per mettersi sul tender». 
Un caos che torna in molte voci. Racconta Raffaele Malena, il sacerdote della Costa: «Era la fine del mondo. Ognuno cercava di salvarsi la pelle. Qualcuno ha detto che l’equipaggio era incompetente, invece sono stati degli eroi. Tremavano di paura, erano minacciati. Dicevano ai passeggeri che non potevano salire sulle scialuppe già  piene, ma quelli salivano lo stesso. La nave continuava a inclinarsi. Ho visto una bambina cadere, la gente le camminava sopra. L’ho presa in braccio e consegnata alla madre rimasta indietro». 
Due tedeschi Matthias Hanke e Marcel Zuhn hanno raccontato di essere stati costretti a scendere da una scialuppa: “Not for passenger, for crew only” si sono sentiti dire. «La gente urlava, camminavano gli uni sugli altri. Non c’è stata alcuna considerazione per i più deboli. Ognuno pensava soltanto a salvare se stesso» spiega Marcel ricordando i momenti in cui il mare è entrato nello scafo. 
Nella lista dei dispersi c’è la piccola Dayana, 5 anni. La ressa le ha impedito di imbarcarsi sul canotto di salvataggio? In mezzo a mille storie, mille incroci di destini, c’è chi dalla scialuppa è sceso per far posto a una mamma con un bambino in braccio. Lui ancora lo cercano dentro la pancia della nave, la sua foto è sui muri del porto: “qualcuno ha visto Giuseppe Girolamo? Qualcuno può fornire notizie alla famiglia?”. Era il batterista dal cuore buono, una rarità , perduta probabilmente nel naufragio.


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