Il blocco riaccende l’emergenza rifiuti

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Tre giorni di blocco dei tir hanno cambiato volto e ritmo alla città . Da martedì le strade di Napoli sono molto più tranquille, quasi silenziose. L’effetto è che le automobili sono quasi scomparse dal paesaggio urbano. I grandi magazzini per metà  sono vuoti: frutta e verdura neanche a parlarne, ma anche pane imbustato a fette e grissini sono spariti del tutto, la desertificazione avanza sul banco delle conserve. Nei carrelli latte, pasta e uova soprattutto.
Mezzi vuoti anche i mercati rionali: ad Antignano al Vomero quelli che si sono presentati a vendere si erano riforniti di insalate e finocchi a chilometro zero dai contadini che ancora resistono nell’hinterland. Critica la situazione approvvigionamenti nelle isole, in particolare a Ischia e Procida: ieri hanno cominciato a fermarsi per mancanza di carburante le navi che assicurano i collegamenti. In Campania l’effetto del blocco avrà  ripercussioni pesanti: 1,2 milioni di euro al giorno per il latte, anche di bufala, e oltre 5 milioni per l’ortofrutta. Confagricoltura Salerno fa un po’ di conti: «La raccolta, la preparazione alla vendita e le forniture interrotte determinano, sino a ora, la perdita di giornate di lavoro equivalenti a circa 500 mila euro di retribuzione».
Sull’autostrada il traffico ieri pomeriggio era scorrevole quasi ovunque. E’ stata assegnata la scorta alle autobotti che hanno ripreso a smistare carburante: 25 impianti riforniti in mattinata che, a metà  pomeriggio, erano diventati circa 70. Ma ci sono stati lanci di sassi contro un convoglio di 10 autocisterne per il rifornimento dei mezzi pubblici dell’Eav, nonostante le vetture della polizia municipale. L’imboscata di una cinquantina di manifestanti è avvenuta nel tardo pomeriggio all’altezza dell’uscita Nola dell’Asse Mediano. Tre pompe di benzina sono state denunciate per aver fatto crescere i prezzi fino a 2 euro a litro. Sotto scorta anche i camion dei rifiuti: a subire i rallentamenti maggiori sono i mezzi in partenza dagli Stir verso il termovalorizzatore di Acerra, verso le discariche o fuori regione. Il risultato è che si accumulano tra le 200 e le 300 tonnellate di rifiuti al giorno. Il centro di Napoli non ne ha risentito ma nelle zone periferiche i cassonetti cominciano a essere stracolmi. Anche a Benevento la raccolta dei rifiuti è a rischio per la carenza di carburante. Sarà  dunque ancora più opportuno incrementare la raccolta extra anche per rassicurare l’Ue.
Ieri il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, il governatore campano, il presidente della provincia e il sindaco di Napoli sono volati a Bruxelles per discutere della procedura di infrazione europea contro l’Italia per il mancato smaltimento dei rifiuti. I fondi Ue non sono stati sbloccati ma non è stato neppure dato l’ok alla maxi multa da 516 mila euro al giorno. «L’Italia non ha ancora applicato la sentenza della Corte sui rifiuti in Campania, la situazione non è ancora stabile», ha spiegato il commissario Ue all’ambiente, Janez Potockinik. Da Bruxelles sono pronti a liberare progressivamente i fondi congelati (145 milioni) a patto che si risolvano tre nodi: privilegiare il riciclo, le nuove tecnologie e l’aumento dell’efficienza. L’Italia dovrà  partecipare al cofinanziamento e rispettare i tempi del piano di gestione presentato, mentre dovrà  essere ultimato quello per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Un tavolo tecnico si insedierà  la prossima settimana e una nuova verifica è prevista per giugno. Intanto sono stati giudicati positivamente l’impegno per la differenziata a Napoli e l’invio delle navi dell’immondizia in Olanda.
Gli inceneritori, invece, saranno presi in considerazione solo caso per caso. La regione ne vuole tre (Acerra, Salerno, Napoli) più quello di Giugliano per le ecoballe, più un gassificatore nel casertano, anche se la Ue impone una precisa gerarchia: riduzione, riuso, riciclo. Ma gli affari sono affari.


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