Il 55% degli italiani non si fida più dell’euro

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N elle ultime settimane, il governo Monti sembrerebbe avere goduto di un incremento di popolarità , per molti inaspettato.
Se il 13 dicembre il 46% della popolazione giudicava positivamente il suo operato (con una diminuzione di consensi rispetto al 61% del 5 dicembre, prima della manovra), questo livello è risalito nei giorni scorsi al 56%, con un differenziale di ben dieci punti e con un mutamento in positivo specialmente da parte di chi a dicembre era ancora indeciso sul giudizio da dare. All’interno della compagine di governo, risultano particolarmente stimati, oltre al presidente del Consiglio, il ministro del Welfare, Elsa Fornero (48% di giudizi positivi), e il responsabile dello Sviluppo, Corrado Passera (46% di consensi).
Questa crescita di popolarità  è probabilmente legata alle modalità  comunicative assunte dal governo — e dal presidente del Consiglio in particolare — molto diverse da quelle adottate dall’esecutivo precedente e, al tempo stesso, evidentemente molto efficaci. Il pubblico apprezza in particolare l’immagine di pacatezza, di serietà  e, al tempo stesso, di fermezza manifestate dalla squadra guidata da Mario Monti, anche se auspicherebbe una maggiore precisione e un maggior dettaglio sui programmi futuri. Ma l’elemento specifico che sicuramente ha più contribuito al recente miglioramento di immagine del governo è rappresentato dal «blitz di Cortina». Quest’ultimo è ritenuto dalla grande maggioranza degli italiani (72%) «l’inizio di una lotta seria ai grandi evasori». Molti (78%) dichiarano che l’azione della Guardia di Finanza «è stata un modo per far capire che questo governo ha realmente intenzione di combattere l’evasione fiscale». Non mancano naturalmente le voci critiche: poco più del 40% è convinto al tempo stesso che «sia stata soprattutto un’operazione di facciata», aggiungendo — lo dicono con maggiore enfasi i più giovani — che «sarebbero stati meglio dei controlli più discreti, in modo da non danneggiare la località  di villeggiatura».
Malgrado questa crescita di fiducia, permane nella popolazione un atteggiamento fortemente negativo verso il futuro dell’economia. Abbiamo già  indicato l’esistenza di questo fenomeno nelle ultime settimane dello scorso anno: oggi si è ulteriormente rafforzato, incidendo, come si sa, anche sull’andamento deludente dei saldi di fine stagione, dovuto alle perplessità  dei cittadini sull’affrontare comunque nuove spese di fronte ad un futuro difficile. Il quale sembra dipendere anche dal contesto europeo in generale e, specialmente, dalle sorti dell’euro.
Questo clima di opinione è ben evidenziato dal trend di atteggiamenti nei confronti dell’Unione Europea: la fiducia per questa istituzione è andata progressivamente decrescendo nell’ultimo periodo, sino a toccare il livello del 51%, il più basso raggiunto da molti anni a questa parte.
Ma la crisi di consenso maggiore è rivolta specificatamente verso l’euro. Ormai la maggioranza assoluta (55%, con una accentuazione tra gli elettori di centrodestra e, specialmente, di centro) dichiara manifestamente la propria sfiducia nella moneta unica. L’idea prevalente nella popolazione (65%) è che «l’introduzione dell’euro ha portato più svantaggi che vantaggi per l’economia italiana». Va precisato che, malgrado le estese perplessità  attuali, gli italiani, nella loro maggioranza (60%), ritengono che «il passaggio all’euro andava fatto e che non si deve tornare indietro», anche se il 37% è scettico su questa affermazione. Chi (31%) dichiara senza esitazione che «sarebbe meglio tornare alle vecchie lire» costituisce una minoranza, ma una minoranza piuttosto consistente.
In definitiva, se è vero che la gran parte (51%) degli italiani si dichiara tuttora soddisfatta dell’introduzione dell’euro, è vero al tempo stesso che si tratta di una maggioranza molto esigua, forse sul punto di divenire minoranza.
È in questo clima di sfiducia e perplessità  che il governo si trova ad agire nel contesto italiano e, specialmente, in quello europeo. E, tenendo conto di questo stato di cose, sembra proprio — come ha osservato il presidente del Consiglio Mario Monti — un «miracolo» che l’esecutivo goda nel suo operato di consensi così estesi e in una certa misura crescenti.


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