by Editore | 4 Gennaio 2012 9:33
Un match difficile, tra due personaggi che hanno fatto della moralizzazione un biglietto da visita. Raphael Rossi è stato il protagonista dell’inchiesta giudiziaria sull’Aiat di Torino: da membro del Cda denunciò di aver avuto pressioni, e poi proposta di tangente, dal suo presidente per acquistare un macchinario costoso e inutile. Per questo motivo in breve tempo è divenuto il simbolo dell’anticorruzione: dalla sua vicenda, infatti, è nato il movimento www.signorrossi.it per spingere il Comune di Torino a pagargli le spese per la difesa, e poi divenuto punto di riferimento di tanti cittadini contro la corruzione pubblica. L’altro, «Giggino scassamm’ tutto», è il sindaco arancione che ha promesso, da ex pm, di cambiare Napoli e il suo sistema dalle fondamenta. E che spesso, però, in questi mesi, sta scontrandosi con una realtà più dura del previsto.
E adesso, i due moralizzatori si sono detti addio. Rossi, chiamato da de Magistris a «salvare» Napoli dal disastro rifiuti (con uno stipendio di 2500 euro netti oltre rimborso viaggi), è stato sostituito alla guida dell’Asìa da Raffaele Del Giudice, dirigente di Legambiente e protagonista di tante battaglie ambientali. De Magistris si è limitato a comunicare che «Raphael Rossi non sarà più il presidente di Asìa ma continuerà a collaborare». E le ipotesi sul futuro del dirigente torinese si sprecano: dalla dirigenza delle Terme di Agnano alla guida di una costituenda struttura anticorruzione. Per il diretto interessato (che proprio ieri è stato sentito in Procura per un altro troncone dell’inchiesta sui rifiuti) «illazioni giornalistiche. La verità è che c’è stata una scelta del sindaco e io ho rimesso il mio mandato che durava 6 mesi. Abbiamo ottenuto risultati eccellenti. Ora il sindaco ha ritenuto di destinarmi ad altra mansione. Ma non sono a caccia di un posto, né di uno stipendio più alto».
In realtà , sembra che a de Magistris non sia andato giù un certo «dirigismo» di Rossi, che seguendo le regole di ingaggio gestiva tutto in autonomia senza dover rispondere neppure al primo cittadino. Diversità di vedute, dunque. E poi quella frase («infelice, lo ammetto») detta a «Report»: «Oltre l’Olanda non esiste un piano b». O, sicuramente, l’essersi messo di traverso alle 25 assunzioni di dipendenti del consorzio di bacino Napoli 5, ritenendole assunzioni clientelari di un partito della maggioranza. E che forse adesso, senza di lui, verranno fatte. Rossi per ora non si sbilancia. «Napoli è una città difficile, deve capirmi». Si limita solo a dire: «Il sindaco avrà deciso di passare da una gestione autocratica eccezionale a quella in cui il direttore generale non ha tutti i poteri. Ne avrà voluto qualcuno anche per lui…».
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