by Sergio Segio | 14 Gennaio 2012 8:58
ROMA – E’ questo il vero cerchio magico del potere. Il luogo esatto in cui la scienza si mescola con l’amicizia. Una famiglia poco numerosa che si ritrova sempre unita a santificare le feste. Capi e vice capi di gabinetto, capi degli uffici legislativi. E vice. Che sia D’Alema al governo o Di Pietro o Berlusconi loro stanno lì, riveriti e memori che solo la politica passa. La legge resta.
Il grand commis di Stato più che una figura è una poltrona. Da un decennio su di essa è seduto Antonio Catricalà . Forte perché amico di Gianni Letta, stimato dal Pd, ossequiato da Casini. Ora è con il professor Mario Monti, al quale rende i suoi servigi. E’ un alto magistrato, presidente di sezione del Consiglio di Stato ma fuori ruolo, per via dei suoi incarichi esterni. Il giudice fuori ruolo è un dipendente dello Stato due volte fortunato. Sta fuori all’ufficio ma gode dell’alto stipendio che l’ufficio riserva a chi lavora. E’ un giudice che non giudica, ma fa finta che sì. E la straordinarietà della posizione, l’originalità della veste fa sì che gli incarichi extra a cui sono chiamati siano retribuiti un po’ troppo intuitu personae. Catricalà , sottosegretario alla presidenza del Consiglio, dichiara di percepire per l’extra 25 mila euro netti all’anno. Non uno in più. Il suo collega Caro Lucrezio Monticelli, capo di gabinetto al ministero dell’Ambiente, giunge invece a 148 mila annui (di extra). Altri si fermano a 70 mila, altri ancora si attestano agli 80 mila euro annui. Cifre che aggravano la condizione di assoluta autoreferenzialità anche economica e producono una domanda banale forse opportuna: chi compila la busta paga? E secondo quali criteri? Ora, è vero, l’ultima manovra finanziaria riduce al 25 per cento del totale di quanto l’extra prevede la somma che si può aggiungere all’emolumento principale. Però (comma 3, art. 23 ter): “Possono essere previste deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni…”). Fatta la legge ecco la deroga!
Sono giudici eccellenti, tutti. Ed è bene dirlo subito. Ma forse le eccellenze sono troppo stipate su un unico barcone e si traghettano, assai amorevolmente, da un luogo all’altro del potere. Claudio Zucchelli era il capo del Dipartimento degli affari legali della presidenza berlusconiana, lo è ancora. Il suo vice Alfredo Storto gli è restato accanto. Colpisce l’autorevolezza del professor Vincenzo Fortunato capo di gabinetto del ministro dell’Economia attuale e passato. Prima ancora convocato da Antonio Di Pietro al ministero per le Infrastrutture.
Il consigliere di Stato per legge è obbligato a fare da alto consulente al governo. E’ un magistrato e consiglia. In questa tornata governativa il magistrato è stato chiamato anche a trasformarsi in politico. Filippo Patroni Griffi, ministro della pubblica amministrazione, già consigliere, adesso è consigliato. Roberto Garofoli è il suo capo di gabinetto, esperto e bravissimo. Stava con D’Alema agli Esteri. Germana Panzironi, Tar del Lazio, è capo dell’ufficio legislativo. E’ anch’ella bravissima, naturalmente. E’ transitata dalla Gelmini.
Sulla condizione della signora bisogna aprire una parentesi. Essendo i consiglieri di Stato in numero limitato, si è deciso che solo un piccolo numero di essi potessero godere della condizione di “fuori ruolo”, altrimenti le aule di giustizia sarebbero rimaste vuote. Gli altri, che si arrangiassero. La Panzironi è una che arranca e suda. Impegnata al mattino a giudicare da magistrato del Tar e al pomeriggio a redigere le leggi al ministero.
In questo caso il cerchio magico proietta su di sé il dubbio che con una mano scriva i commi e con l’altra si possa trovare persino a giudicarli. Se così fosse questa cosa si chiamerebbe conflitto d’interessi. Grave conflitto. I giudici che si giudicano intrometterebbero nel diritto una propria lucente via autarchica. A riguardare il campo degli incarichi apicali deliberati dai ministri del professor Monti sembra anche di essere un po’ nelle ore successive ai momenti compulsivi di una campagna acquisti calcistica. Lucrezio Monticelli passa dal Welfare di Sacconi al rinnovato ministero dell’Ambiente. E, come detto, prende (non sappiamo fino a quando) 148 mila euro per l’ingaggio extra. Salvatore Mezzacapo è invece confermato all’Agricoltura. Mario Torsello passa dal ministero dei Beni culturali (dov’era capo del legislativo) allo Sviluppo economico. Lui è fuori ruolo, la vice Giulia Ferrari ha invece da fare la spola: prima il Tar e poi lo sviluppo dell’Italia. La magistratura amministrativa, da cui normalmente proviene il grosso degli alti funzionari, è il giudice della legittimità degli atti della Pubblica amministrazione. E gli atti, che a volte assumono forza di legge, sono i decreti che gli uffici compongono, certo nella cornice impressa dall’autorità politica. Per sfuggire a questo guaio e garantire il prestigio e la trasparenza dell’operato della magistratura un decreto presidenziale del 1993 stabilisce il criterio della rotazione nei ruoli apicali di governo. Norma piuttosto trascurata.
Se il cerchio è magico una ragione c’è.
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