by Sergio Segio | 25 Gennaio 2012 17:24
PARIGI – ll 2011 è stato un anno grigio per la libertà di stampa e per il lavoro dei giornalisti nei 179 Paesi del mondo. Lo rende noto la classifica stilata da Reporter senza Frontiere . L’organizzazione internazionale punta il dito contro le grandi democrazie, dove la situazione è peggiorata nel corso dell’ultimo anno. Un esempio eclatante è quello degli Stati Uniti, che dal 20mo posto della classifica 2010 precipitano al 47mo. Fa peggio anche l’Italia che perde 12 posizioni scivolando alla 61ma.
“La parola chiave del 2011 è stata repressione. La libertà d’informazione non è mai stata così tanto associata alla democrazia”, si legge nel testo di Rsf. Nella classifica redatta dall’organizzazione internazionale, l’Italia precipita dal 49mo al 61mo posto, ben al di sotto di tutti i principali Stati europei. Uno scivolone – spiega ancora l’associazione – che “si giustifica con la fase del declino del berlusconismo, quando il conflitto d’interesse è deflagrato in tutta la sua potenza e il peso lasciato dal precedente governo è ancora presente soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l’intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete. Entrambe le proposte sono state abbandonate”.
Rispetto agli altri Paesi Europei, l’Italia si piazza decine di posti dietro. La Finlandia e la Norvegia confermano il loro primato ex aequo, seguite da Estonia, Paesi Bassi, Austria, Islanda, Lussemburgo, Svizzera. Ma anche a Germania (18mo posto), Polonia (24) Regno Unito (28), Francia (38), Spagna (39), Romania (49) e Bosnia Erzegovina (59). Sempre rimanendo in Europa, le posizioni peggiori sono occupate dalla Bulgaria (80) e dalla Grecia (70).
Nella top ten, gli unici Paesi non europei sono Capo Verde e il Canada, rispettivamente al nono e decimo posto. Da segnalare inoltre che Capo Verde, insieme alla Namibia, è per la prima volta tra i primi 20: gli osservatori dell’associazione internazionale hanno rilevato che nei due Paesi africani non vi è alcun tipo di pressione sull’attività giornalistica. In fondo alla classifica rimangono Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.
Le buone notizie riguardano ad esempio la Tunisia, che sale al 134mo posto. L’Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde invece 39 posizioni e scivola alla 166ma.
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