Gingrich e Romney: volano gli stracci

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MIAMI – Newt Gingrich è in testa ai sondaggi in Florida, dove secondo Gallup ha il 31% e un vantaggio di 4 punti su Mitt Romney. L’ex speaker è in stato di grazia e sta iniziando a ricevere grandi donazioni. Dopo i 5 milioni avuti per la campagna in South Carolina dal suo amico Sheldon Adelson, magnate dei casinò di Las Vegas (e grande finanziatore dei coloni ultrà  israeliani), ha ricevuto 5 milioni anche da Miriam, moglie di Adelson, per le primarie della Florida, dove fare campagna elettorale è costoso.
Proprio sulle questioni economiche si sta giocando ora la campagna, ma più su quelle dei candidati che su quelle del paese. Nella notte di lunedì Mitt Romney ha finalmente rivelato la sua dichiarazione dei redditi. Nel 2010 l’ex governatore del Massachusetts ha guadagnato 21,7 milioni di dollari, pagando appena il 13,9% di tasse, ovvero 3 milioni, e devolvendo il 14% in beneficenza. Un introito stratosferico rispetto agli 1,8 milioni di Obama, che paga il 25% di tasse, o ai 3,2 milioni di Gingrich, che versa il 31%. Il suo punto debole però è la percentuale devoluta in beneficienza, appena il 3%, contro il 14% di Obama. La questione ha dato anche a Obama una buona carta da giocare. Secondo il suo consigliere David Plouffe, nel discorso sullo Stato dell’Unione di ieri sera il presidente doveva annunciare che è arrivato il tempo di una riforma fiscale.
Lunedì sera al dibattito sulla Nbc a Tampa, Florida, Romney ha cercato di lasciarsi il disastroso weekend del South Carolina alle spalle, mostrandosi determinato a non perdere le primarie come avvenne quattro anni fa, quando qui in Florida fu sconfitto da John McCain che poi ottenne la nomination. Romney ha attaccato Gingrich fin dall’inizio del dibattito, accusandolo di essere stato un lobbista di Freddie Mac, colosso dei mutui da cui riceve 300.000 dollari all’anno. La controffensiva è arrivata proprio sulla dichiarazione dei redditi, dove Romney è apparso titubante.
Quando si è passati alle questioni nazionali, immigrazione e politica estera, il dibattito si è poi appassito. A prevalere è stato comunque Romney, che volta pagina dopo la settimana che gli ha devastato la campagna presidenziale.
Mentre i candidati iniziano ad attraversare la Florida in lungo e in largo alla ricerca di voti per le primarie del 31, sulla vittoria di Gingrich di sabato scorso comincia ad allungarsi l’ombra del reverendo Jesse Jackson. Nato in South Carolina 70 anni fa e storico leader della comunità  afro-americana, ha tenuto nei giorni precedenti alle primarie tre comizi nel suo stato natale in cui ha incoraggiato democratici e afroamericani a votare per Gingrich, il candidato secondo lui più debole del lotto, con l’obiettivo ultimo di avvantaggiare Obama. Il messaggio era «votate per Gingrich e a novembre votate Obama», ci hanno raccontato in molti afro-americani di Charleston. «E noi abbiamo votato in migliaia, qua non è necessario essere iscritti ai partiti per votare alle primarie». Una versione confermata anche dal Global Post, quotidiano online.


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