Franà§ois Hollande, convince l’alternativa dell’«uomo normale»

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L’esercizio non era facile per Franà§ois Hollande, candidato all’Eliseo per il Partito socialista, considerato il favorito da tutti i sondaggi, che gli accreditano uno score intorno al 30% al primo turno, per poi dargli un’ampia vittoria al ballottaggio, contro Sarkozy, non ancora ufficialmente in corsa alla propria successione. Hollande era accusato di essere un «molle», di avere «idee vaghe», di non avere carisma. In un discorso di un’ora e mezza, nel primo meeting di campagna al Bourget, Hollande è riuscito a sfatare questi sospetti. E anche a convincere di non essere il moderato senz’anima che avrebbe «sostituito un’austerità  di destra con un’austerità  di sinistra», come sospettava l’ala sinistra del Ps.
L’uomo «normale» – così si è autodefinito, contro l’iperpresidente Sarkozy – ha presentato la sua suite franà§aise, il suo legame personale e di impegno politico con la storia del paese che ambisce a dirigere. Nella prova tradizionale che rappresenta l’entrata in campagna elettorale, dove secondo la vulgata gaullista «un uomo incontra un popolo», Hollande ha evitato di indulgere sulla sua storia personale (ha accennato al padre conservatore, alla madre idealista, ma niente su Ségolène Royal, a lungo la sua compagna e da cui ha avuto quattro figli). Il candidato del Ps ha insistito, invece, sulla filiazione nel campo della sinistra: in sostanza, pur accennando a Lionel Jospin e al brutto ricordo del 21 aprile 2002, si è posto come il successore di Franà§ois Mitterrand, l’unico socialista ad aver conquistato l’Eliseo, trent’anni fa. Ha ripreso alcune espressioni di Mitterrand, ha insistito sul «sogno francese» che vuole proporre, costruito anche con frasi prese a prestito dalle campagne americane, da Clinton a Obama. 
Il discorso del Bourget non è stato solo forma, ma anche contenuti. A sorpresa, Hollande ha svelato alcuni punti del programma definitivo, da precisare giovedì. L’idea che ha voluto far passare Hollande è che di fronte alla crisi «non c’è mai, sottolineo mai, una sola politica possibile, qualunque sia la gravità  della situazione». Di fronte a una presidenza Sarkozy che si riassume nel «degrado» (dal rating ai conti pubblici, alle condizioni di vita, alla crisi del paese), Hollande propone «la strada del risanamento nella giustizia, la speranza nella promessa repubblicana». Tra le tre parole simbolo della Francia, Hollande ha scelto l’égalité (nel senso di giustizia, non di egualitarismo). Il «vero avversario» è senza nome e senza volto, senza partito, ha detto: «Questo avversario è il mondo della finanza, sotto i nostri occhi, in vent’anni la finanza ha preso il controllo dell’economia, della società  e persino delle nostre vite». Hollande non abbandona il «realismo di bilancio», non promette spese a gogo, ma propone di intervenire nell’economia: sulle banche, separando le attività  di credito e di investimento, creando una «banca dell’industria» per finanziare la piccola e media impresa e reindustrializzare il paese, rilanciando la costruzione di case popolari, investendo nella scuola e a favore dei giovani. Voglio «venir giudicato su un obiettivo – ha detto – i giovani vivranno meglio nel 2017 che nel 2012?». Ci sono proposte per la rifondazione delle istituzioni (una dose di proporzionale, taglio del 30% degli stipendi dei politici). Il Ps si impegna anche sul terreno scivoloso della «sicurezza», in particolare nei quartieri difficili. Hollande vuole il principio della «laicità » nella Costituzione. L’Europa è rimasta ai margini del discorso del Bourget, con cenni sulla relazione franco-tedesca, da rivedere. 
I socialisti sono soddisfatti, perché Hollande sta dando il tono alla campagna. I potenziali alleati a sinistra – Verdi e Parti de gauche – hanno preso bene il discorso. La destra è spiazzata, in attesa del contrattacco di Sarkozy, e accusa Hollande di non aver preso la misura della gravità  della crisi, che richiede una sola risposta: l’austerità .


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