by Editore | 31 Gennaio 2012 7:35
ROMA – L’articolo 18 entra nella trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha ribadito ieri che non possono esserci argomenti tabù; ma, per la prima volta, ha anche spiegato che si cercherà una soluzione con i sindacati e ha cominciato a tratteggiare alcune vie d’uscita.
Il ministro non ha escluso, dunque, l’ipotesi che per le nuove assunzioni a tempo indeterminato possa non essere previsto il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa (lo stabilisce l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), e ha indicato tra gli interventi possibili quello di ridurre i tempi delle cause di lavoro per dare certezza alle imprese e anche agli eventuali investitori internazionali. Possibili anche soluzioni da sperimentare con accordi a livello regionale. Di certo chi è protetto oggi dall’articolo 18 non ha nulla da temere. E questo per aprire una trattativa con i sindacati è fondamentale.
Il confronto con le parti sociali – ha annunciato la Fornero intervenuta al programma “Otto e mezzo” sul La7 – riprenderà dopodomani a Palazzo Chigi. Dunque, non solo il lavoro ma anche le politiche fiscali. Tra gli obiettivi quello di far pagare «un po’ di più» i contratti flessibili. «Se per esigenze produttive il datore di lavoro ha bisogno di flessibilità è giusto che la paghi di più». Parole che vengono decisamente incontro alle richieste di Cgil, Cisl e Uil. Il governo punta a sfoltire la giungla dei contratti atipici (se ne sono contati fino a 46) ma non è detto che l’approdo finale sia quello del contratto unico. «Il contratto unico – ha sostenuto – mi pare eccessivo, bisogna cercare di rendere appetibile la stabilizzazione dei contratti». Come? La strada di nuovi sgravi fiscali per chi assume (il decreto Salva-Italia lo prevede già per giovani e donne) dipenderà molto dalle risorse disponibili. Anche per questo il negoziato si farà a Palazzo Chigi con il premier e ministro dell’Economia, Mario Monti.
La strategia del governo si sta ormai delineando. L’intento è quello di rendere il più possibile stabili i rapporti di lavoro per i giovani, sapendo che la riforma non dovrà entrare in vigore immediatamente tanto più in una fase economica recessiva. «Ma non dobbiamo rinunciare all’ottica di lungo periodo», ha detto la Fornero. Quindi, più contratti a tempo indeterminato. E qui c’è l’ostacolo dell’articolo 18, almeno per le imprese che lo considerano un disincentivo a crescere (lo Statuto si applica nelle aziende con più di 15 dipendenti) e pure un impedimento all’afflusso di capitali stranieri nel nostro Paese, in discesa progressiva dall’inizio della Grande crisi.
Il nodo dell’articolo 18, allora. «Ci sono almeno tre modi per affrontarlo e su due – ha detto il ministro – ho motivo di credere che i sindacati siano disposti a dialogare». E uno di questi è quello di ridurre i tempi dei processi per i licenziamenti senza giusta causa. Le sentenze definitive (magari con l’obbligo del reintegro) arrivano in genere dopo sei anni e spesso il tutto finisce con un accordo tra le parti per rescindere il rapporto di lavoro. La riduzione dei tempi è una strada che piace sia a Confindustria sia ai sindacati che domani si incontreranno tra loro in vista dell’appuntamento a Palazzo Chigi.
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