Fmi, forti dubbi sul Belpaese

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L’Italia non ce la farà  da sola? Ieri è circolata questa notizia, come frase attribuita all’Fmi, e poi smentita da una rettifica d’agenzia (che spiegava: l’Italia non può fare da sola, senza un adeguato aiuto di un Fondo salva-stati più grande). Ma tanto era bastato per far improvvisamente crollare i mercati. L’Fmi notava comunque come la riduzione del deficit in corso, non sia sufficiente per abbattere il debito, mentre le misure prese dal governo Monti, che vanno nella buona direzione, «non daranno frutti fino all’anno venturo». In altri termini, il 2012 sarà  un anno di recessione, non solo in Italia ma anche in Spagna, che ha ricevuto un avvertimento dall’Ecofin di ieri, per aumentare il ritmo di riduzione dei deficit. 
L’Europa ha bisogno di crescita e occupazione, ma i ministri delle finanze sono impelagati nella maratona per l’ultima stesura dell’inutile «nuovo trattato» sul bilancio, il fiscal compact imposto dalla Germania. Nel frattempo, la crisi greca si avvita e ormai c’è chi pensa che per mettere fine alla minaccia che da Atene contagia Italia e Spagna, la soluzione meno dolorosa potrebbe essere un default «guidato», che obbligherebbe le banche private ad assumere le perdite che rifiutano di accettare. E intanto l’Ecofin ingiunge ad Atene di prendere «impegni scritti» per un nuovo giro di vite. 
Negli incontri bilaterali in vista del Consiglio europeo di lunedì 30, molti paesi cercano di piegare la Germania, con Merkel rimasta sola da quando la Francia ha perso il rating AAA, per uscire dalla sola logica austerità /sanzioni. È stato questo il senso dell’incontro di ieri tra Mario Monti e Elio Di Rupo, il nuovo primo ministro belga. Monti, all’Ecofin, aveva spiegato lunedì le riforme italiane – le liberalizzazioni sono «roba vera» – e con Di Rupo ha trovato un’intesa sul fatto che la medicina deve curare, non uccidere il malato Europa. C’è in corso un tentativo di accerchiare Merkel, per evitare che il nuovo trattato non sia solo punitivo. 
Alcuni punti sono ancora aperti. I paesi non euro, Polonia in testa, premono per poter partecipare ai summit dei paesi della moneta unica, visto che accettano (con la sola eccezione della Gran Bretagna) di sottoscrivere il nuovo trattato. Monti ha espresso dubbi sulla semi-automaticità  delle sanzioni. La Germania vorrebbe punire anche i paesi che non riducono il debito abbastanza in fretta: su questo punto anche la Francia non è d’accordo. Infine, non c’è intesa sul ruolo della Corte di giustizia. La Germania subisce pressioni anche per aumentare la forza parafiamme del Mes (Meccanismo europeo di stabilità ) che dovrebbe entrare in vigore a luglio. Monti ha negato di aver parlato di raddoppiarne la forza, dai 500 miliardi di cui sarà  dotato a mille, ma afferma che solo «con risorse adeguate» il fondo Mes sarà  considerato «credibile dai mercati», come ha chiesto anche insistentemente la direttrice dell’Fmi, Christine Lagarde, a Angela Merkel, per evitare la «crisi di solvibilità » che minaccia Italia e Spagna. Monti vede «un’evoluzione possibile» anche per la Bce. La Banca centrale europea, nei fatti, sta allargando i cordoni della borsa verso le banche ed è grazie a questa manovra che la tensione si è un po’ allentata in questi giorni nell’eurozona.
Resta intatto, invece, il problema greco. Le banche private sono reticenti ad accettare, oltre a una perdita di più del 50% dei crediti, anche tassi di interesse sotto il 4% per le nuove obbligazioni sostitutive. Ma tutti temono che a marzo Atene non riesca a rimborsare i 14,5 miliardi in scadenza. Si fa avanti così l’idea che una via d’uscita sarebbe un default ordinato, che aprirebbe, certo, il pagamento dei Cds (le assicurazioni) e molto probabilmente anche delle procedure giudiziarie, ma permetterebbe di mettere una pietra sopra all’incertezza angosciante che mina la zona euro.


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