by Editore | 16 Gennaio 2012 8:16
ROMA — Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, arriva oggi a Roma per incontrare il premier Mario Monti, preceduto dalla lenzuolata di domande che la Commissione europea ha inviato nel weekend al governo italiano. Questa volta sono molte di più delle 39 questions che il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, spedì lo scorso 8 novembre, e sono state mandate in vista del Pnr, il Piano nazionale di riforme che l’Italia, come gli altri membri dell’Ue, deve presentare ad aprile. Le domande riguardano i capitoli della crescita e delle infrastrutture, del mercato del lavoro, delle liberalizzazioni, della semplificazione. Si tratta delle questioni rimaste aperte dopo il decreto Salva Italia con la manovra da 20 miliardi l’anno per il triennio 2012-2014 e la drastica riforma delle pensioni.
E proprio su quest’ultima oggi ci sarà una riunione tra il ministro per i Rapporti col Parlamento, Piero Giarda, e i relatori al decreto milleproroghe. Si tratta di vedere se è possibile inserire degli emendamenti per accogliere le richieste del Pd di attenuare lo scalone previdenziale per chi ha cominciato a lavorare giovanissimo (14-15 anni) e per consentire di andare in pensione con le vecchie regole a chi è stato licenziato o si è dimesso fuori da accordi sindacali. «Dobbiamo verificare quanto costano queste eventuali modifiche e con quali risorse coprirle», dice il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento Giampaolo D’Andrea.
Tornando invece al Pnr, gli interventi più delicati dal punto di vista dell’impatto sociale sono ora quelli che riguardano il mercato del lavoro. L’Ue insiste con le richieste di chiarimenti sui provvedimenti allo studio in materia di flessibilità in entrata (contratti atipici), in uscita (licenziamenti), ammortizzatori sociali (cassa integrazione, indennità di mobilità e disoccupazione), formazione. La Commissione europea non rinuncia a chiedere che cosa intenda fare il governo per promuovere norme meno rigide sui licenziamenti, ma «non ci sono né ultimatum né diktat», dicono al ministero del Lavoro. Il ministro Elsa Fornero è convinta che si possano affrontare «in maniera seria e credibile» le questioni poste dall’Ue. Una prima risposta arriverà all’inizio della prossima settimana, quando nell’incontro tra la stessa Fornero, i sindacati e le imprese verrà definita l’Agenda della riforma, cioè i provvedimenti da prendere e in che tempi. Intanto, le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (licenziamenti) sono state tolte dalla bozza del decreto legge sulle liberalizzazioni che il governo approverà giovedì (la bozza prevedeva di togliere il diritto al reintegro in caso di fusione tra piccole aziende), ma questo non significa che non se ne parlerà più, anche se bisognerà affrontare il no dei sindacati. Sulla flessibilità in entrata, invece, si punterà a disboscare la giungla dei contratti atipici. Gli ammortizzatori sociali dovranno essere riformati per estenderli alle fasce più deboli di lavoratori e legarli al ricollocamento al lavoro.
Questa mattina al ministero dello Sviluppo economico dovrebbe esserci una riunione per esaminare le domande relative a crescita, infrastrutture, liberalizzazioni. Su quest’ultimo tema una risposta concreta arriverà giovedì con il varo di un decreto legge il cui annuncio ha già scatenato la protesta di molte categorie (tassisti, farmacisti, compagnie petrolifere, ordini professionali). Si tratta però di affrontare anche le liberalizzazioni più importanti, da quelle del settore energetico a quelle dei servizi pubblici locali e delle banche e assicurazioni. Sulle infrastrutture venerdì si riunirà il Cipe, Comitato interministeriale per la politica economica, per sbloccare circa 5 miliardi di euro. La metà per interventi urgenti per l’edilizia scolastica e le linee metropolitane. L’altra metà per l’alta velocità Napoli-Bari (790 milioni), per la statale Jonica (698 milioni), per la Salerno-Reggio Calabria (240 milioni) e per la ferrovia Palermo-Catania. Nei piani c’è anche la realizzazione dell’autostrada Pontina, la richiesta ai concessionari autostradali di sbloccare 18 miliardi di euro di investimenti nel prossimo triennio e un piano di edilizia scolastica tenendo conto che 3 scuole su 4 hanno più di trent’anni.
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