E oggi la Fornero vede Cisl e Uil, riforma sul tavolo
ROMA – Motori accesi per la «fase 2» che procederà a colpi di un decreto al mese e che già da oggi entra nel vivo con gli incontri del ministro del Welfare Elsa Fornero con Bonanni e Angeletti. Poi si accelera: con un occhio rivolto al vertice di mercoledì Monti-Merkel a Berlino e l’altro al consiglio dei ministri di venerdì, preceduto da una riunione del Cipe, e dedicato, almeno per un primo giro di tavolo, a spending review, legge sulla concorrenza e infrastrutture. Tra i provvedimenti più maturi c’è tuttavia quello sulle liberalizzazioni.
Ma è il tema della riforma del mercato del lavoro il primo cronologicamente in agenda. La Elsa Fornero, dopo aver incontrato giovedì scorso il leader della Cgil Susanna Camusso, vedrà , in forma bilaterale, i segretari della Uil, Angeletti, e della Cisl Bonanni. Mercoledì sarà la volta del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Sul tavolo c’è la partita dei molteplici contratti atipici, l’idea di raggrupparli sotto un’unica forma triennale con libertà di licenziamento, per arrivare ad un contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti e graduali fino all’articolo 18, che impedisce il licenziamento senza giusta causa. A corredo, ma assai costose, arriverebbero le riforme degli ammortizzatori sociali oltre alla mitica flexsecurity alla danese dove chi perde il lavoro ne trova un altro con l’aiuto dello Stato. Una operazione dai costi elevati.
Tutto ciò è naturalmente oggetto di trattativa. Monti ieri in una intervista al «Sole 24 Ore» ha sottolineato che l’Italia ha un problema di «crescita carente» e di «malfunzionamento del sistema economico» e che, in buona sostanza, le riforme del mercato del lavoro favoriranno lo sviluppo. Ha aggiunto, in serata, che la discussione deve andare avanti «senza tabù». Il ministro Fornero nei giorni scorsi è sembrato frenare sull’articolo 18 («C’è tanto da fare prima di arrivare lì).
Un avvertimento e un’apertura al confronto è giunta ieri dal segretario della Uil Angeletti: «Scriviamo norme chiare, non interpretabili, in modo da evitare l’arbitrio dell’azienda». Anche per il già ministro dell’Economia Domenico Siniscalco l’articolo 18 «non deve essere una priorità » Perché liberalizzare il licenziamento «oggi porterebbe all’espulsione dal mercato del lavoro di molti dipendenti attuali dopo aver aumentato anche l’età pensionabile».
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