È l’ora di taxi selvaggio

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Città  bloccate per lo sciopero delle auto bianche. E l’Authority pensa all’ipotesi precettazione Fanno i furbi. Per non rischiare sanzioni non lo chiamano sciopero ma assemblee spontanee da fare fuori l’orario di lavoro. Poi, se aderiscono anche i colleghi in servizio poco male. Anzi, fanno bene ad aderire se non vogliono fare la fine del tassista che ieri mattina si è trovato a passare davanti palazzo Chigi mentre un centinaio di suoi colleghi presidiavano la piazza contro il decreto sulle liberalizzazioni. Per lui, il «crumiro», non si sprecano certo complimenti: prima volano gli insulti, poi gli sputi. E gli va pure bene.

La protesta dei tassisti diventa selvaggia e blocca numerose città  italiane. Per quanti ieri hanno avuto la sfortuna di atterrare a Fiumicino o Ciampino, i due aeroporti di Roma, riuscire a lasciare lo scalo e raggiungere la città  è stato impossibile per tutta la mattinata. Stessa cosa per i passeggeri arrivati alla stazione Termini: lì sono rimasti, valigie e sacche da viaggio in mano. Ovunque le assemblee delle auto bianche hanno svuotato i parcheggi e reso impossibili gli spostamenti. E’ successo anche a Milano, a Bologna e a Napoli, città  quest’ultima dove i tassisti hanno trascorso la seconda notte all’aperto. Sempre in assemblea e guai a pronunciare la parola sciopero. «Non è uno sciopero, è un’assemblea del personale», ripete gentilmente un’operatrice al centralino del 3570. Una spiegazione che però non convince la commissione di garanzia sugli scioperi che sta valutando la possibilità  di scrivere al ministro degli Interni e ai prefetti per capire se esistano gli estremi per una precettazione.
La minaccia per ora non sembra spaventare più di tanto i tassisti che però nel primo pomeriggio, quando sui video dei computer di bordo appare la notizia dello slittamento al 19 gennaio dell’esame del decreto liberalizzazioni, a Roma decidono di mettere fine all’agitazione. Cosa che avviene anche con la mediazione interessata del sindaco Gianni Alemanno che decide di ricevere una delegazione di sindacalisti in Campidoglio. Nello scorso mese di settembre lo stesso Alemanno non ci ha aveva pensato due volte prima di chiedere l’intervento della polizia per sgomberare gli operai Fiat che a piazza Venezia protestavano contro la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese. «Mandano in tilt il traffico», spiegò allora Alemanno. Ieri con i tassisti che rappresentano una fetta del suo elettorato, il sindaco ha invece usato guanti di velluto e chiesto loro per favore di non bloccare la città . E così è stato, anche se la decisione di smobilitare non è piaciuta a molti.
Che comunque si tratti solo una tregua è chiaro. Dall’Unica Filt-Cgil alla all’Uritaxi, all’Ugl i sindacati chiedono di essere ricevuti dal governo per spiegare le loro ragioni. «Sennò è guerra», dice senza mezzi termini un autista romano. «Sono preoccupati perché hanno acceso mutui ipotecando la casa per acquistare la licenza. Sono persone quindi che, qualora dovessero perdere il lavoro, perderebbero anche la casa», spiega più ragionevolmente Giovanni Maggiolo dell’Unica. A Milano, dove si trova il sindacalista, i tassisti sono stati ricevuti dal prefetto: «Non conosceva la vicenda e non sapeva che c’erano stati dei blocchi. Evidentemente tutto questo disagio non c’era», dice Maggiolo. Gli unici servizi garantiti sono state le corse per anziani e persone disabili, ma per tutti gli altri prendere un taxi è stato un sogno irrealizzabile per tutta la mattinata. «Se raddoppiano le licenze non pago neanche le spese di gestione», spiega un tassista. «E la benzina quando la liberalizzano? Qui 8.000 famiglie finiscono sul lastrico». Il 16 si terrà  l’assemblea di categoria e per il 23 gennaio è confermato lo sciopero. Nel frattempo, si cerca la mediazione. «Si potrebbe applicare anche a Roma il modello taxi che c’è a Bologna – propone Augusto Quartarello di «Insieme per il 3570», la più grande compagnia di taxi della capitale -: turni flessibili, ovvero più taxi quando c’è più richiesta, e maggiore trasparenza».
Sul fronte politico il centrodestra cavalca la protesta dei tassisti. A Milano il leghista Marco Desiderati giura di essere pronto «anche alla resistenza fisica» contro la liberalizzazione dei taxi.- «Faremo quello che dovremo fare – promette ai tassisti milanesi – In passato la Lega ha occupato i banchi del governo, ad esempio. E’ un modo per portare all’attenzione della gente cose che riteniamo sbagliate». A Roma tocca a Fabrizio Cicchitto farsi portavoce dei manifestanti. Il gruppetto di tassisti piazzato di forte a palazzo Chigi urla «Buffoni, buffoni», rivolto ai parlamentari, ma il capogruppo del Pdl alla Camera è tranquillo: «Non ce l’hanno con me», risponde. E poi: «Le cose vanno prese con grande comprensione e rispetto verso chi ha degli interessi che riguardano la sua vita e la sua famiglia». Mentre il leader del Pd, che ieri sera ha incontrato per un’ora e mezzo il premier Monti proprio per discutere di liberalizzazioni, l’esecutivo «deve avere coraggio ed equità ». Sulle liberalizzazioni, ha spiegato Bersani, bisogna «affrontare il tema facendo sul serio, senza disturbare qualcuno e altri no».


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