È in arrivo un’ondata di scioperi domani le auto bianche, poi i benzinai
ROMA – Si comincia domani con i tassisti, 24 ore di stop con manifestazioni nelle principali città italiane. Il 26/27 sarà la volta delle Ferrovie, con i sindacati di base: ancora 24 ore di sciopero contro quello che viene considerato «un attacco al lavoro». Ma la rivolta delle categorie professionali contro il decreto sulle liberalizzazioni, varato venerdì dal governo, non finisce qui: Ferderfarma ha annunciato una possibile chiusura dei punti vendita per il primo febbraio, gli avvocati hanno proclamato sette giorni di stop, fissando i primi due per il 23 e 24 febbraio, e i benzinai di dieci giorni (in date ancora da definire). E infine da domani al 27 si fermano i tir. A differenza delle altre categorie coinvolte dalle liberalizzazioni, però, Trasportounito protesta perché giudica le misure insufficienti.
Una lunga lista di scioperi che arriva fino a marzo e che minaccia di paralizzare il Paese, tanto che il segretario della Cgil Susanna Camusso osserva che le «intemperanze liberalizzatrici ci porteranno dei guai», e, riferendosi in particolare agli orari di apertura dei negozi, critica coloro che sono «tutti entusiasti perché si liberalizza tutto». Tra gli entusiasti c’è Confindustria che giudica le liberalizzazioni «sacrosante», mentre i partiti, dal Pd al Pdl, preparano modifiche in Parlamento. Ed è proprio sulle modifiche che si concentrano le speranze delle categorie, ed è per questo che non daranno tregua nelle prossime settimane.
La serrata dei tassisti di domani arriva dopo giorni di blocchi, assemblee, sit-in, lunghissime sospensioni di fatto del servizio. Sospensioni che però ieri si sono fermate, almeno ufficialmente, in attesa del fermo nazionale di lunedì che terrà conto, assicurano i sindacati di categoria, anche delle fasce protette. La tregua di queste ore si spiega anche con la decisione di aspettare il testo definitivo del decreto “Cresci Italia”. Alla protesta di lunedì non aderiscono tutte e 23 le sigle di categoria: Uritaxi, per esempio, ha ritenuto «accolte molte delle proposte fatte», e quindi ha invitato a tornare al lavoro regolarmente. Mentre Confartigianato Taxi ha al momento una posizione interlocutoria: «Non abbassiamo la guardia – spiega il presidente Fabio Parigi – ma siamo fiduciosi nell’approfondimento e negli ulteriori miglioramenti che potranno essere realizzati in sede di conversione in legge».
Lo sciopero del 27 è stato proclamato dai sindacati di base e non si limita alle Ferrovie (che cominciano alle 21.00 del 26), riguarda tutte le categorie pubbliche e private. E’ solo in parte prende di mira le liberalizzazioni: i sindacati si scagliano contro le politiche del governo che riducono «il potere d’acquisto dei salari».
Lo stop del primo febbraio di Federfarma è annunciato per ora solo come probabile «se il Parlamento non modificherà il testo del decreto. Noi abbiamo sempre detto che siamo disponibili ad un confronto, al momento negato», lamenta la presidente Annarosa Racca. Decisamente sul piede di guerra gli avvocati, che dopo il 23 e 24 febbraio annunciano scioperi anche per il 9 e 10 marzo, oltre a sit-in di protesta davanti al Parlamento e a Palazzo Chigi.
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