Dopo 50 giorni senza cibo, muore dissidente cubano

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MILANO – Il dissidente politico cubano, Wilmar Villar, di 31 anni, è morto giovedì in un ospedale di Santiago di Cuba dopo 50 giorni di sciopero della fame. Lo ha annunciato un esponente dell’opposizione cubana, Elizardo Sanchez. Villar aveva smesso di alimentarsi per protestare contro una condanna di quattro anni di prigione pronunciata il 24 novembre scorso dal tribunale, ha precisato Sanchez, che guida la Commissione cubana per i diritti dell’uomo e per la riconciliazione nazionale, organizzazione illegale ma tollerata dalle autorità  locali.

 

TERAPIA INTENSIVA – Le condizioni di salute di Villar si erano lentamente deteriorate negli ultimi giorni e l’uomo era stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Santiago di Cuba. La Commissione cubana per i diritti umani «considera che la responsabilità  morale, politica e giuridica della morte di Villar sia del governo cubano». Lo ha affermato Sanchez, per il quale si è trattato di «una morte evitabile».

Villar apparteneva dallo scorso settembre a un gruppo chiamato Unione Patriottica di Cuba, un’organizzazione nata a metà  del 2011, illegale ma tollerata dalle autorità . Il 31enne era stato arrestato il 14 novembre mentre partecipava a una protesta e, dopo aver smesso di mangiare in prigione, le sue condizioni erano peggiorate lentamente. Si tratta della seconda morte di un prigioniero politico, dopo quella di Orlando Zapata, deceduto nel 2010 dopo un digiuno di 85 giorni.


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