Donne e sindacato al tempo della crisi

Loading

Collettive, naturalmente. L’agile libretto dei Quaderni Viola “Sebben che siamo donne. Femminismo e lotta sindacale nella crisi” (Edizioni Alegre, appena 5 euro) parte col piede giusto. Il contributo di Lidia Cirillo e Giovanna Vertova, infatti, individua nella crisi la più classica delle “occasioni” con cui il capitalismo di trova ciclicamente a dover reagire al sempre possibile “crollo”. E fin qui lo ha fatto distruggendo alla grande il “capitale in eccesso” derivante dalla sovrapproduzione: capitale finanziario, industriale, mercantile, umano. La guerra, dunque, come ripristino delle condizioni di penuria, riscrittura delle gerarchie globali e occasione di rimessa in moto dell’accumulazione. Fin qui siamo nel noto. Il passo avanti teorico, anche se ancora appena accennato, sta nel vedere all’opera in questa crisi meccanismi che la rendono «endemica e di lunga durata»; in cui la distruzione di capitale agisce fin da subito per vie nuove. E l’impoverimento generale delle popolazioni, la demolizione programmata del “modello sociale europeo”, ne fanno parte a pieno titolo. Al pari e forse più delle guerre vere e proprie condotte però contro paesi «a bassa intensità  di capitale», che quindi – pur distrutti – non possono ri-attivare un’accumulazione globale in contrazione. Il grosso del contributo, come si diceva, è però il ruolo delle donne nella lotta sindacale. Non siamo più al tempo delle mondine, che commuovevano perché in fondo poche e “diverse” dalla condizione femminile canonizzata. Oggi le donne, ancorché sottopagate rispetto agli uomini e con un tasso di occupazione inferiore, costituiscono un quota molto rilevante del lavoro salariato: quasi il 40%, in Italia. Ed anche qui l’impostazione di questo gruppo di ricercatrici e protagoniste dell’azione sindacale muove un passo originale rispetto ad altre posizioni storiche nel movimento femminista. Non c’è infatti una ricerca finalizzata alla costruzione di una «piattaforma delle donne», ma a una comune «per il lavoro femminile e maschile, in cui sia presente la dimensione di genere». Lavori in corso, naturalmente, intorno a grandi gruppi problematici al momento racchiusi sotto i titoli «Diritti uguali o differenti», «salario sociale o reddito di esistenza?», «il lavoro di riproduzione e di cura». Lavori in corso perché le differenze teoriche sono in via di limatura, ma – ad esempio sul “salario sociale” – le pratiche rivendicative non hanno ancora prodotto risultati consistenti e bisogna pur sempre contemperare la definizione degli obiettivi con l’inesistenza – nella storia italiana – persino di un reddito di disoccupazione quantitativamente accettabile per durata e dimensioni. Stimolante.


Related Articles

Quella dialettica aperta dal lavoro nei media

Loading

C’è un aspetto dell’opera di Theodor W. Adorno su cui si riflette poco: il suo lavoro nei mezzi di comunicazione di massa. Se la posizione adorniana sui media, da Dialettica dell’illuminismo in poi, è diventata, e lo è tuttora, il vessillo di ogni pensiero apocalittico (da Jean Baudrillard a Slavoj Zizek), quella che invece si definisce nel corso delle varie performances avvenute all’interno degli apparati produttivi della comunicazione tedesca dai primi anni ’50 fino alla fine dei ’60, è ignorata.

Le ombre di una storia, dai «senza potere» al potere

Loading

HAVEL · DALLA PRIMAVERA ’68 A CHARTA 77, DALL’89 ALLA GUERRA DI BUSH

NEURONI APPASSIONATI, RIZZOLATTI: “ECCO PERCHà‰ I SENTIMENTI SONO CONTAGIOSI”

Loading

Il neuroscienziato spiega quali meccanismi si attivano nel cervello quando sono in gioco gli affetti e come mai le donne “soffrono” di più  C’è un legame intimo, naturale e profondo che lega insieme tutti gli esseri umani

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment