Della Valle: «Mi ritiro» Ma Ornaghi lo ferma
ROMA – In una clausola del contratto c’era scritto: lo sponsor del restauro del Colosseo avrebbe potuto recedere dall’accordo in qualsiasi momento, per sopraggiunti ostacoli o impedimenti. E il patron delle Tod’s, l’imprenditore Diego Della Valle, ieri l’ha fatto. O meglio, ci ha provato. In un incontro con il ministro per i beni culturali Lorenzo Ornaghi, ha detto che si sarebbe tirato indietro, amareggiato di non «aver potuto fare da apripista» in Italia a una consuetudine di rapporto privato-pubblico che avrebbe potuto risolvere molte questioni in sospeso. Poi, qualcosa deve averlo convinto ad attendere, forse le parole del ministro stesso. Aspetterà l’esito delle indagini di procura e Corte dei conti (il reato contestato dai pm è quello di abuso di ufficio), poi vedrà come comportarsi.
Intanto, Della Valle – che fin dall’inizio, piuttosto onestamente, aveva detto di «non agire per beneficenza» – ha specificato ancora una volta i termini di quell’accordo contestato: 25 milioni erogati per i lavori necessari a rimettere in salute l’Anfiteatro Flavio (tremila le lesioni che interessano il monumento che versa da troppi anni in uno stato di degrado e subisce anche le scosse dovute al passaggio della metropolitana B), la costituzione di una associazione Amici del Colosseo dove illustrare le varie operazioni intraprese intorno alla celebre «star» dell’archeologia, lo sfruttamento del proprio logo nel retro del biglietto e sulle recinzioni del cantiere. Per quindici anni – la durata dello sfruttamento d’immagine è uno dei punti caldi che ha suscitato più polemiche – Della Valle potrà «vendere» nel mondo, insieme ai suoi prodotti, anche la sponsorizzazione del restauro, in una accoppiata Tod’s-Colosseo che rischia di divenire una esclusiva quasi illimitata. L’imprenditore marchigiano ha comunque la facoltà di tornare sui suoi passi qualora ci fosse «la violazione dei diritti di esclusiva concessi con il presente accordo», è evidente che il Colosseo è appetibile solo in esclusiva. Una concessione del monumento un po’ troppo generosa: contro i 25 milioni di euro destinati alla cura del monumento (10 sono già nelle casse del Mibac) il vantaggio commerciale sarebbe di circa 200 milioni, quasi 10 volte tanto. L’Antitrust due giorni fa aveva contestato una «distorsione delle regole della concorrenza» nel bando di gara – che andò praticamente deserto. Ma il ministro Ornaghi ha ribadito la sua stima al sottosegretario e commissario dell’area Roberto Cecchi che, da parte sua, si è detto a disposizione per qualsiasi chiarimento. Ma ci penserà la Procura a definire i contorni reali dei fatti.
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