Dal carburante ai medici scatta la rivolta
ROMA – Il governo toglie il velo dalla Fase due. Ma nonostante qualche passo indietro e aggiustamenti dell’ultim’ora, il via libera alle norme che puntano a rimettere in moto la concorrenza nel mondo delle professioni, dei trasporti, delle assicurazioni, di energia, banche e farmacie, rischia di essere comunque segnato dalle proteste della base dei tassisti pronti al blocco delle città , di una parte dei benzinai che minacciano di mettere i lucchetti ai distributori per dieci giorni (ma la categoria è divisa), dei medici di base contrari alla prescrizione obbligatoria dei farmaci equivalenti, dei farmacisti e dei parafarmacisti, e anche dei sindacati del settore ferroviario, privati di un contratto nazionale.
In queste ore il nodo più difficile da sciogliere resta quello dei tassisti. L’ala più dura della categoria vuole sconfessare l’accordo strappato ieri a Palazzo Chigi, quel “sì” all’authority ma con i Comuni e i sindacati che decidono sul rilascio delle licenze. Accordo fatto anche su territorialità del servizio e prolungamento dei turni (con l’aiuto di un sostituto alla guida) mentre resta secco il no alla doppia licenza. Insomma, quello che per i sindacalisti è considerato un «discreto successo», per la base ha il sapore del tradimento. «Venduti, venduti», ha urlato ai propri rappresentanti la folla dei tassisti riuniti al Circo Massimo. Roma è al quarto giorno consecutivo senza taxi. Servizio fermo anche a Genova, Milano, Napoli.
«Il segretario generale della Presidenza del Consiglio Mario Strano ci ha promesso che le nostre proposte, alcune ritenute ragionevoli, verranno discusse domani in Consiglio dei ministri. Alle 12 sapremo come è andata», racconta dal palco Loreno Bittarelli, presidente dell’Uritaxi. Ma è quel “promesso” che ai tassisti proprio non piace. E quando, sempre dal palco, arriva l’esortazione a tornare al lavoro per non compromettere la trattativa ed evitare la precettazione minacciata dalle prefetture, dalla base è un coro di insulti, fischi, scoppio di petardi: «Per noi l’assemblea può anche finire qui, da questo momento ognuno si assume le sue responsabilità , nessun sindacato potrà mai giustificare l’interruzione di servizio», scandisce un altro delegato al microfono.
È un attimo. Quasi tutti i sindacalisti scompaiono. La massa dei tassisti diventa un’orda senza leader, rabbiosa, delusa, disorientata, che fuoriesce dall’arena del Circo Massimo e dilaga nelle strade intorno, nodo nevralgico della viabilità cittadina. Per un’ora il traffico rimane paralizzato. Le forze dell’ordine serrano le fila in assetto antisommossa. I blindati raddoppiano. In breve torna la calma e l’assemblea si scioglie. Ma i posteggi restano vuoti e i taxi introvabili. Niente servizio fino alla conclusione del Consiglio dei ministri di oggi. Poi dipenderà dall’esito del voto. Nell’attesa resta confermato anche lo sciopero proclamato per lunedì prossimo.
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Jobs Act. Nonostante il voto alla Camera, il sindacato intensifica la mobilitazione: la Fiom in Sardegna, i chimici e tessili Filctem a Napoli. E poi gli edili, i pubblici e sabato gli agroalimentari in piazza a Roma