Da avvocati, tassisti e petrolieri i primi dubbi sul «piano Passera»
ROMA — Gli avvocati si preparano a una resistenza silenziosa fatta a colpi di emendamenti che sarà affidata ai numerosi legali eletti in Parlamento (in entrambi gli schieramenti); i tassisti hanno cominciato a convocare assemblee in vista di una manifestazione nazionale a Roma per sabato prossimo; i petrolieri — raccontano gli insider in Confindustria — cercano un incontro riservato con il ministro Corrado Passera per tentare di scongiurare le misure per la diffusione dei distributori di benzina indipendenti o multimarca; i commercianti mettono sul tavolo la chiusura di 80 mila esercizi commerciali. Si apre oggi una settimana di grandi manovre e trattative sul tema delle liberalizzazioni, che sta causando non pochi maldipancia nel Pdl.
Il premier Mario Monti entro questa settimana o al massimo entro la successiva vuole portare in Consiglio dei ministri il primo decreto. E sarà solo l’inizio, perché l’intenzione, svelata ieri dal ministro Corrado Passera in un’intervista al Corriere, è di approvare un decreto al mese per liberalizzare un po’ tutti i settori dell’economia: dalle professioni ai servizi pubblici locali; dalle farmacie ai taxi; dalle autostrade all’energia; dagli aeroporti alle ferrovie. L’esecutivo dovrebbe ricalcare il piano d’azione individuato dall’Antitrust nella segnalazione inviata a governo e parlamento il 5 gennaio.
Lo strumento del decreto legge è stato individuato per cercare di blindare il testo dall’assalto delle lobby. Mario Monti vuole portare a Bruxelles misure concrete già approvate, al Consiglio d’Europa di fine mese. Il premier ha chiesto ai propri collaboratori di mantenere il massimo riserbo sui contenuti del decreto.
Secondo le indiscrezioni si dovrebbe partire con un provvedimento che definirà il cronoprogramma del piano generale, ma anche i primi interventi concreti per liberalizzare la rete dei carburanti per arginare il caro-benzina, che rappresenta una vera e propria urgenza. L’obiettivo di questa misura è duplice: dare un segnale alle famiglie già colpite dai sacrifici della manovra e al tempo stesso cercare di evitare spinte inflattive a catena (sui prodotti trasportati su gomma), che potrebbero avere effetti pesantissimi sui consumi già in crisi. Inoltre, se il caro-benzina non si fermasse, si rischia il boomerang sui conti pubblici: i consumi petroliferi sono in calo, se la tendenza dovesse accentuarsi il Tesoro sarà costretto a rivedere le stime delle entrate legate alle accise sui carburanti.
L’altra misura immediata dovrebbe riguardare le banche: e cioè è possibile che scatti subito il divieto di vendere polizze assicurative degli stessi istituti abbinate ai mutui per l’acquisto delle case. Una pratica, questa adottata dalle banche, che ha fatto lievitare i costi dei finanziamenti in un periodo già caratterizzato dalla difficoltà di accesso al credito, per di più con il mercato immobiliare che dopo il boom degli anni passati ha incassato una brusca battuta d’arresto. «Ci saranno anche altre misure importanti con effetti immediati sull’economia», assicurano da palazzo Chigi.
Il problema sarà sconfiggere le resistenze che in passato avevano già mandato in fumo i progetti di liberalizzazione dell’allora ministro Pierluigi Bersani. Il leader dei tassisti Loreno Bittarelli avverte: «Se il governo Monti recepisse il progetto dell’Antitrust non sarebbe più un governo tecnico, ma un governo politico». Il centrosinistra, pur con qualche voce di dissenso, sembra pronto a sostenere il governo in questo percorso, anche se l’Italia dei valori annuncia barricate contro eventuali «privatizzazioni dell’acqua». Nel centrodestra invece i maldipancia sono ogni giorno più numerosi. Domani si riuniranno i vertici del Pdl alla presenza del segretario Angelo Alfano per decidere la linea. L’ex premier Silvio Berlusconi, secondo i rumors, sarebbe irritato per l’uso del decreto legge. «Devono trattare con noi», si sarebbe sfogato proprio con Alfano. In particolare il Pdl, pur chiedendo con forza la liberalizzazione dei servizi pubblici, frena su professioni, taxi e farmacie.
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Si può anche sminuire il segnale arrivato ieri all’Italia dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e ironizzare sulla soddisfazione del premier, Enrico Letta. Ma è la prima volta che il governo di Roma riceve un’apertura di credito dopo la chiusura della procedura per il deficit eccessivo.