Creatività  dei lunatici

by Editore | 20 Gennaio 2012 6:45

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È il parere di Jenny Uglow, autrice della storia completa del gruppo,”The Lunar Men. The Friends who made the Future” (Faber and Faber, 2002). Grandi amici tra loro, si riunivano una volta al mese in coincidenza del plenilunio, in modo da poter tornare a casa da soli, senza obbligare i servitori ad aspettarli per illuminare la strada. Negli incontri informali scambiavano idee, sperimentavano intuizioni scientifiche, poetavano. Erano borghesi radicali in politica, sostenitori della rivoluzione americana e francese, anti schiavitù, favorevoli all’istruzione per le donne. Ne fecero parte tra gli altri il chimico James Keir, che produsse sapone a prezzi bassi contribuendo alle prime politiche igieniste, Richard Lovell Edgeworth pioniere del telegrafo, autore di una riforma dell’istruzione e con la figlia di un trattato per l’educazione dei bambini, John Whitehurst, inventore di strumenti scientifici. Il fulcro del gruppo erano personaggi noti ancora oggi. Erasmus Darwin, nonno di Charles, filosofo, medico, inventore, botanico e poeta fece tradurre le opere di Linneo dal latino all’inglese e elaborò per primo l’idea di evoluzione. Josiah Wedgwood, innovò materiali, tecniche e design della famosa fabbrica di ceramiche e porcellane, e sostenne l’apertura della rete di canali che favorirono il commercio in Inghilterra. James Watt inventò la macchina a vapore e l’imprenditore Matthew Boulton con lui creò un’industria manifatturiera. Lo scienziato Joseph Priestley scoprì l’ossigeno. Tutti, eccetto Boulton, erano Dissenters, fattore non secondario per il talento innovativo dell’epoca. Ai credenti di confessioni protestanti fuori dalla religione di stato, l’anglicana, per un lungo periodo furono infatti vietate le Università  di Oxford e Cambridge e l’accesso agli uffici pubblici. Dal 1600 una gran parte dei non-conformisti emigrò in America e chi rimase fondò università  proprie, le Dissenting Academies. Mentre a “Oxbridge” insegnavano soprattutto teologia, nelle Accademie, aperte anche a ebrei e cattolici, si studiavano storia, geografia, filosofia, letteratura, matematica e scienze. L’insegnamento scientifico era teorico e pratico. Nella Scozia calvinista, a Edimburgo, fiorì l’illuminismo di David Hume e Adam Smith. Le minoranze culturali non-conformiste favorirono dunque quella libertà  di ricerca e quello studio non specialistico indispensabili per la nascita di innovazioni creative.
Negli anni Ottanta del XX° secolo il fisico Fritjof Capra riprese in California gli incontri del plenilunio mentre nel mondo nascevano associazioni e centri di ricerca che stanno innovando cultura, discipline, tecnologie. Un piccolo gruppo di cittadini consapevoli, creativi e impegnati «può cambiare il mondo», infatti «è l’unica cosa che sempre fa» (Margaret Mead). I “lunatici” contribuirono alla nascita della modernità  industriale avendo una sponda politica, i Whigs, e uno Stato, la Gran Bretagna, in ascesa imperiale mentre le minoranze creative attuali nuotano contro corrente. Devono trovare soluzioni, difficili, agli effetti negativi ormai planetari di quella grande trasformazione e immaginare il nuovo in un contesto economico e politico ostile.

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