by Editore | 17 Gennaio 2012 9:26
Da un lato la regione, che spinge per discariche e inceneritori, dall’altro il comune partenopeo con la strategia Rifiuti Zero. Al ministero il compito di mediare: nel testo inviato alla Ue non viene citato il cronoprogramma per il termovalorizzatore di Napoli (solo un generico riferimento alle procedure burocratiche), ma stante l’accordo siglato a dicembre con il ministro Clini il comune è fiducioso che non venga realizzato. Restano però le discariche nell’hinterland per il compost stabilizzato fuori specifica, ma nessun riferimento agli sversatoi individuati dal commissario straordinario, piuttosto la possibilità di ampliare quelli esistenti. Riconoscimento invece per i piani di ampliamento del porta a porta a Napoli, la disponibilità a ospitare un impianto di compostaggio e gli accordi per l’invio di rifiuti in Olanda.
Mentre a Roma si limavano gli ultimi passaggi, e il governo decideva di affossare il decreto che avrebbe dovuto regolare il trasferimento di rifiuti fuori regione (restano in piedi gli accordi commerciali in corso in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato), in città si votava il piano regionale rifiuti, uno dei documenti richiesti dalla Commissione Ue. Una discussione blindata dalla fretta, avvenuta con l’aula semideserta. Fuori, le proteste di 200 attivisti della Rete Commons e della Rete Cittadini campani per un piano alternativo dei rifiuti.
L’associazione Marco Mascagna e il coordinamento Progetto cittadini campani hanno passato al setaccio le 600 pagine approvate, troppo simili al decreto 90 voluto da Berlusconi nel 2008: la normativa europea impone di privilegiare la riduzione, il riuso e il riciclaggio dell’immondizia, i tecnici regionali invece puntano tutto su incenerimento e discariche al punto da tarare il progetto sulla raccolta differenziata al 50%, quando la normativa nazionale impone il 65% entro quest’anno. Tre termovalorizzatori (Acerra, Salerno, Napoli est) più un quarto a Giugliano per le ecoballe di Taverna del Re e un gassificatore nel casertano. Addirittura Confindustria, nelle note inviate al Consiglio, mette nero su bianco che la termovalorizzazione è sovrastimata, un paradosso apparente: l’unico impianto che fa davvero gola è quello partenopeo perché l’ultimo a beneficiare dei finanziamenti dai Cip6 (si è già fatta avanti la lombarda A2A che gestisce Acerra). Il testo approvato riporta un aumento dell’immondizia stimato del 7,6% (il ministero dell’ambiente indica un meno 4,7%).
Altra stranezza: i tecnici regionali si ostinano a sottostimare gli impianti per il compost preferendo la stabilizzazione dell’umido negli impianti Stir di tritovagliatura. La frazione putrescente, così, invece di trasformarsi in concime diventa rifiuto stabile da mandare in cava o in discarica. Tirando le somme, il piano regionale, rispetto a quello basato sul porta a porta e compostaggio, ha un potere di tossicità umana maggiore del 46%. Con il secondo scenario, l’impianto di Acerra basterebbe all’intera regione.
I comitati annunciano nuove manifestazioni a cominciare da Giugliano. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che ieri, con il 70% del gradimento, ha portato a casa il primo posto in classifica nel sondaggio Governance Poll 2011 sui politici locali, è tornato a ripetere il suo no al termovalorizzatore di Napoli est, su cui l’amministrazione ha posto persino un vincolo paesaggistico: «Bisogna evitare arroccamenti su posizioni inutili, troviamo un compromesso, ma su discariche e inceneritore la nostra posizione è chiara». Il 25 gennaio governo, regione, provincia e comune saranno a Bruxelles per incontrare i rappresentanti dell’Ue.
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