Commissario politico nello show tv cinese «Troppo occidentale»
Senza trascurare i soliti temi ansiogeni — dai consumi interni alla bolla immobiliare, dalla stabilità sociale alle contese commerciali e geopolitiche — il controllo e l’indirizzo dei media sono preoccupazioni sempre più vive. Perché alla leadership, che quest’anno il congresso del Partito comunista rinnoverà radicalmente, non sfugge il ruolo chiave dei mass media e il loro impatto. Le chiamate all’ordine per Internet sono frequenti e coinvolgono fino ai vertici dei gruppi maggiori. E non meno delicato è l’universo degli show tv, soprattutto nella variante sentimentale, con concorrenti che cercano partner e finiscono col mettere in scena un affresco genuino dell’anima — oltre che degli ormoni — della nazione. Si tratta di format nati in quello stesso Occidente di cui Hu biasima l’influenza. Da domenica scorsa, un nuovo regolamento nazionale annunciato in autunno contingenta il numero di show in prima serata — due alla settimana per emittente, massimo nove per serata su tutto il territorio cinese — mentre viene sottolineata la necessità di stare alla larga da volgarità , atteggiamenti aggressivi, esaltazioni dell’egoismo. Dopo ammonizioni formali, una delle trasmissioni più spregiudicate, Feichengwurao della tv del Jiangsu (in inglese «If you are the one»: una sorta di «Uomini e donne»), ha aggiunto nel 2011 una terza figura alla coppia di conduttori: una professoressa di psicologia di una scuola del Partito. Una specie di sorella maggiore (o di commissario politico…) che indirettamente sorveglia la moralità dei contenuti. Missione complicata per uno show dove un single viene conteso da 24 aspiranti fidanzate (in ottobre per la prima volta era toccato a un italiano, il romano Eolo Tomassoni, poi seguito da un secondo connazionale) e dove trionfavano scambi di battute salaci, stipendi rivelati su gentile richiesta, vampate di materialismo pop, tipo «meglio piangere in una Bmw che in bicicletta».
Eppure contenere l’irrequietezza del pubblico (e del web) è ormai un cimento donchisciottesco. Un mese fa, per dire, la rete si è presa gioco del neopresidente della Cctv, la tv di Stato, Hu Zhanfan, che aveva equiparato la missione dei giornalisti a quella di «operatori della propaganda». Ed è di adesso — altro esempio — il successo virale del video in cui studenti dell’università di Liaocheng, nello Shandong, irridono il canonico telegiornale delle 19 della Cctv e le sue intonazioni ingessate. «Notiziario del dormitorio», l’hanno intitolato. La gente ride. Niente di politico, per carità . Niente di serio. Però se il saggio Hu Jintao si preoccupa, ha le sue ragioni.
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