Colosseo, Della Valle pronto a lasciare “Basta accuse ridicole, qui crolla tutto”

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ROMA – Come ogni telenovela che si rispetti, sul contestato accordo per il restauro del Colosseo non potevano mancare i colpi di scena. Amareggiato per l’accoglienza riservata al suo contratto di sponsorizzazione, già  censurato dall’Antitrust e finito nelle maglie della giustizia, ieri mattina il patron della Tod’s Diego Della Valle si è recato dal ministro Lorenzo Ornaghi per comunicargli la sua intenzione di gettare la spugna. «In tanti anni di lavoro non ho mai visto una roba così», si è sfogato. «È stata messa in piedi una cosa ridicola, costruita sul nulla, sembra che abbiamo monopolizzato il Colosseo ma non è vero».
Un colloquio a quattr’occhi, durante il quale il titolare dei Beni Culturali ha invitato Della Valle «ad attendere prima di maturare una decisione definitiva», convinto del «buon esito dell’iniziativa che vede per la prima volta affiancati pubblico e privato in una così importante operazione di tutela e valorizzazione». Tempo che serve allo stesso Ornaghi per fare luce sulle procedure utilizzate per selezionare lo sponsor unico dei restauri: prerogativa che il ministro intende esercitare con la massima trasparenza, al punto da rendere noto in un comunicato ufficiale anche il contestuale incontro col sottosegretario Roberto Cecchi, all’epoca commissario dell’area archeologica e regista dell’intesa siglata un anno fa, a cui è stata sì manifestata «stima e fiducia», ma pure chiesto conto della trattativa con Tod’s. Una sorta di mini-istruttoria che ha costretto Cecchi a ribadire di aver «agito per l’interesse pubblico». Parole diplomatiche che, all’uscita dal palazzo, si colorano di rabbia: «Siamo disgustati, cose così non fanno bene al Paese». 
Non meno furibondo Della Valle. Che alle tre del pomeriggio convoca i giornalisti all’Hassler: «Il ministro mi ha chiesto di aspettare e io aspetterò, ma non a lungo. Sono amareggiato per questa piccola operazione di cabotaggio cittadino. Credo che dietro ci sia una regia. Avevamo il desiderio di sponsorizzare l’immagine del Colosseo senza nulla in cambio, non volevamo fosse un’operazione commerciale, solo raccontare il restauro in giro per il mondo, costruire una Onlus e un centro servizi. La cifra di 25 milioni che abbiamo offerto è relativa al fabbisogno dei lavori. Nelle casse del ministero ce ne sono già  10. Speriamo li usino presto». È un fiume in piena, Mr Tod’s, neppure la proposta del sindaco di Agrigento di lasciare Roma e investire i suoi soldi nella Valle dei Templi lo consola. «Se qualcuno non è contento, noi ci mettiamo da parte e subentrino altri», avverte. «L’importante che non si faccia cadere a pezzi il Colosseo». Non si capacita: «Volevo fare qualcosa per l’Italia, funzionare da apripista e portarmi dietro altri imprenditori anche per situazioni come Venezia o Pompei. Chi ha messo in piedi questa operazione non si rende conto di cosa ha fatto». Ringrazia «per la pazienza e il coraggio», il sindaco Alemanno, ma Uil e Codacons – autori degli esposti ad Antitrust e magistratura – rispondono per le rime: «Non è piccolo cabotaggio, si vuole solo garantire che il tutto avvenga nel rispetto delle regole».


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