by Sergio Segio | 30 Gennaio 2012 17:46
MILANO – Porte aperte ai giornalisti, si fa per dire. I Centri di identificazione e di espulsione e nei Centri di accoglienza per richiedenti asilo sono di fatto ancora zona interdetta ai cronisti. Nonostante il Governo Monti abbia rimosso il divieto di accesso alla stampa, per i giornalisti è ancora impossibile vedere cosa accade in queste strutture e parlare con chi vi è rinchiuso. È quanto denuncia la campagna LasciteCIEntrare, dopo quel che è successo, giovedì 26 gennaio, alle reporter Ilaria Roberta Sesana di Terre Di Mezzo, street magazine e Milena Boccadoro del Tg3 regionale del Piemonte. Sono in effetti entrate nel Cie di Torino, dopo avere fatto richiesta ufficiale alle autorità competenti, ma non sono riuscite a parlare nemmeno con un uno dei migranti reclusi. La motivazione addotta dai responsabili del centro e dai funzionari di Questura e Prefettura è che si crea tensione davanti alle telecamere. Ma le interviste non sono state possibili neanche senza telecamere. “Davanti alle proteste delle giornaliste – si legge in un comunicato stampa della Campagna-, che volevano raccontare i fatti sentendo non solo le voci ufficiali dell’ente gestore e delle autorità , ma anche parlando direttamente con chi subisce la reclusione nel Cie, i responsabili della struttura hanno chiesto di inoltrare una nuova richiesta perché forse in futuro si potrà entrare nella sezione femminile del Cie. È evidente che si tratta di un muro di gomma, in cui si cerca di impedire un’informazione accurata mediante ostacoli burocratici”.
Dopo avere atteso per giorni l’autorizzazione, Ilaria Sesana e Milena Boccadoro hanno potuto parlare solo con i gestori del Cie al chiuso di una stanza e, al termine del colloquio, dare un’occhiata alle gabbie del Cie dall’alto di un terrazzo interno. Ilaria Sesana ha inoltre atteso invano che la prefettura di Milano rispondesse ai suoi fax per avere accesso al Centro di identificazione e di espulsione lombardo. “La stampa è di fatto ancora imbavagliata su uno dei temi più delicati in ambito di politiche migratorie e diritti umani -si legge nel comunicato stampa-. La campagna LasciateCIEntrare vigila sulla situazione e non smetterà di denunciare ogni tipo di censura sull’argomento”.
Anche per i consiglieri regionali del Piemonte è difficile entrare nel Cie di Torino. “Abbiamo paradossalmente rilevato una complicazione dell’ingresso: per noi adesso è necessaria la delega del presidente del Consiglio regionale, mentre prima non lo era – scrive Monica Cerutti, consigliera di Sel in una nota -. Rispetto alla nostra precedente visita dell’autunno scorso ci è stato comunque segnalato che le condizioni interne sono molto più tese. Per noi questo è motivo di grande preoccupazione”. (dp)
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