C’è ancora tanto da fare
Si continua a cercare, senza nemmeno sapere con precisione quanti siano i dispersi e con un’emergenza ambientale alle porte. Ma a 72 ore dal naufragio della Costa Concordia, anche i più ottimisti iniziano a scoraggiarsi. Ieri i soccorritori non hanno avvertito segni di vita all’interno del gigantesco relitto, adagiato su un fianco e appoggiato non troppo stabilmente sul fondale davanti al porticciolo dell’Isola del Giglio. Nel pomeriggio i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno recuperato la sesta vittima del disastro, individuata nella notte sul ponte 2 che non è sommerso. Il corpo dell’uomo è stato caricato su una pilotina della Guardia costiera e trasferito a Porto Santo Stefano per l’identificazione. Il suo nome andrà ad aggiungersi a quelli di Giovanni Masia, 86 anni, e dello spagnolo Guillermo Gual, 69 anni, entrambi passeggeri, trovati annegati domenica scorsa nell’enorme ventre della nave crociera. Sempre domenica però erano state salvate tre persone: una coppia di giovani coreani in viaggio di nozze e il commissario capo della nave Manrico Giampedroni, che dopo essersi prodigato per evacuare i passeggeri si era rotto una gamba ed era rimasto bloccato all’interno del relitto. Per questo si continua a cercare. Anche se all’interno della nave nella parte emersa si cammina nel vuoto, con le porte che si sono trasformate in un pavimento ingombro di ogni sorta di suppellettili. Nella parte sommersa, va da sé, la situazione è ancora peggiore.
Un aiuto alle ricerche potrebbe arrivare dalle condizioni del tempo. Dopo una giornata segnata da continui stop&go, dovuti a un mare che si ingrossava compromettendo la stabilità della Costa Concordia, i meteorologi hanno avvertito che almeno fino a giovedì il moto ondoso nella zona sarà debole. Un aiuto anche per le squadre di sub della Protezione civile arrivate ieri al Giglio, con attrezzature in grado di individuare i cadaveri in mare. Soccorritori di prima linea, che vanno ad aggiungersi ai sommozzatori dei Vigili del fuoco e della Guardia costiera, e ai gruppi di speleosub del Soccorso alpino e speleologico e della Fias. In azione anche nove cani specializzati nel ritrovamento di persone disperse. Ma la Costa Concordia è enorme, lunga 280 metri per 65 di larghezza e almeno 80 di pescaggio. Insomma c’è ancora tanto da fare. E il tempo è poco.
Fra i tanti, angoscianti interrogativi, c’è anche quello legato al numero dei dispersi. Ufficialmente dovrebbero essere sedici, dieci passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Ma per le autorità tedesche mancano all’appello dodici loro connazionali. Per quelle francesi quattro, due per quelle statunitensi, e anche una giovane peruviana non si trova. Poi ci sono gli italiani. Fra questi Wiliam Arlotti, 36enne riminese scomparso insieme alla sua bambina di cinque anni; due donne siciliane di 50 e 49 anni, Maria Grazia Trecarichi e Lucia Virzì, che potrebbero essere cadute in acqua nei terribili momenti seguiti al semiaffondamento della nave. Ancora una donna biellese, Maria D’Introno, 30 anni, che non sapeva nuotare, e il coetaneo Giuseppe Girolamo, pugliese, che sulla Costa Concordia era uno dei musicisti della Dee Dee Smith band.
Intanto sono sbarcati sull’isola del Giglio venti tecnici della Smit Salvage, società incaricata dalla Costa Crociere di pompare il carburante dai serbatoi della nave. Di fronte al pericolo inquinamento legato alle 2.300 tonnellate di gasolio, e mentre si sono già verificati alcuni piccoli sversamenti in mare, il presidente toscano Enrico Rossi è esplicito: «La Costa dovrà presentare entro 48 ore un progetto per lo svuotamento dei serbatoi, ed entro dieci giorni il piano per la rimozione della scafo». Parole dette al termine di un vertice a Livorno con il ministro dell’ambiente Corrado Clini. Sul fronte delle indagini, oggi è atteso l’interrogatorio di garanzia del comandante Francesco Schettino, arrestato con le accuse di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. Dai rilievi della Capitaneria di porto labronica emerge che l’equipaggio avrebbe iniziato ad evacuare la Costa Concordia ancor prima dell’ordine del comandante. Soprattutto dalle prime verifiche della Guardia costiera è arrivata la notizia che, dopo la collisione con lo scoglio e l’allagamento della sala macchine, non sarebbe stato possibile governare la Concordia: la nave sarebbe sbandata, andata in testacoda e arrivata all’imbocco del porto solo grazie alla corrente. Un autentico miracolo, che ha evitato una strage di proporzioni ancora maggiori. Dall’esame della scatola nera, i cui risultati finali sono attesi per oggi o al massimo domani, si capirà di più. Ma il procuratore grossetano Francesco Verusio resta convinto della bravata del comandante Schettino, che si è avvicinato troppo all’isola per offrire un spettacolo fuori programma ai gitanti: «Dai primi accertamenti su scatola nera e testimoni, l’idea che ci eravamo fatti sta trovando conferme».
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