CasaPound esulta per la morte del magistrato

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ROMA – Una sola riga. Poche parole che fanno venire la pelle d’oca. Nel giorno in cui Roma piange il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, capo del pool antiterrorismo, Gianluca Iannone, leader del movimento di estrema destra CasaPound Italia, esulta per la prematura scomparsa di un magistrato da sempre impegnato in inchieste sulla destra eversiva. «Il 2012 si apre con prospettive interessanti… Evviva», scrive Iannone sul social network in cui compare con il nickname “Gianluca da Tortuga” e, sotto, la notizia di agenzia della morte del pubblico ministero. A seguire commenti di apprezzamento di altri utenti. «Aspetto la dipartita di qualcun altro» o «Bocca, Saviotti… avanti il prossimo… la lista è lunga». Questo il tenore dei post. 
La reazione è durissima. I colleghi di Saviotti, nel giro di poche ore, aprono un’inchiesta. L’ipotesi di reato è di istigazione a delinquere. Il procuratore reggente Giancarlo Capaldo affida il fascicolo al sostituto Eugenio Albamonte che delega le indagini alla polizia postale per individuare i responsabili di quei commenti. Violenti, inammissibili. Quelli di CasaPound e quelli di Indymedia Abruzzo dove un utente, poche ore dopo il decesso della toga, ha scritto: «Buone notizie: è crepato Pietro Saviotti. Ultimamente indagava sui pacchi spediti a Equitalia e sull’attacco alla camionetta degli sbirri a Roma il 15 ottobre. Uno in meno». Anche questo post è finito nel fascicolo. 
CasaPound tenta, a metà  giornata e per voce del vicepresidente Andrea Antonini, una difesa: «L’esternazione non è riconducibile a CasaPound ma appare sul profilo personale di Iannone». Sembrerebbe dissociarsi, ma non lo fa davvero. «È francamente ipocrita aspettarsi contrizione da parte nostra dato che questo pm ha avuto a che fare con noi negli scontri studenteschi di piazza Navona e nel caso di Alberto Palladino, accusato da Saviotti di lesioni aggravate nei confronti del capogruppo del Pd del IV Municipio Paolo Marchionne. Non ricordo nessun caso di giovane incensurato che deve fare 28 giorni di carcere con l’accusa di rissa aggravata». 
Non c’è niente da fare. Le parole di Iannone sono «raccapriccianti» per il ministro della Giustizia, Paola Severino. Parla di «reato», di «frasi scellerate» il sindaco di Roma Gianni Alemanno che, forse per la prima volta, prende le distanze dal movimento di Iannone. Il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, le definisce «vomitevoli e indegne», mentre le bolla come «vergognose» la governatrice del Lazio Renata Polverini. Duro anche il parlamentare del Pd Walter Veltroni che auspica un’indagine per fare chiarezza su frasi «di odio che istigano alla violenza».
Solo a fine giornata, Iannone interviene di nuovo: «L’Italia ormai è peggio della Corea del nord: tutti devono piangere, chi non lo fa, va nei campi di recupero. E persino una battuta infelice, scritta peraltro in uno spazio privato, può essere scambiata per istigazione a delinquere». Lo è, secondo i colleghi di Pietro Saviotti.


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