Carburanti in cima alla lista Sale il tono delle proteste

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ROMA — Il primo provvedimento per avviare le liberalizzazioni dell’era Monti è quasi pronto. Secondo le indiscrezioni si tratterebbe di un decreto legge, per blindare l’iniziativa dall’assalto delle lobby molto forti in Parlamento, a cominciare da quella degli avvocati. Al massimo entro due settimane il testo dovrebbe andare in Consiglio dei ministri. Il governo dunque conferma l’accelerazione sulle misure per l’apertura dei mercati suggerite dall’Antitrust nella segnalazione del 5 gennaio inviata a Palazzo Chigi e al Parlamento. Dai taxi alle farmacie, dai carburanti al commercio, dai servizi pubblici locali alle poste, dalle professioni alla durata delle concessioni autostradali: gli interventi ipotizzati sono tantissimi e — come ha spiegato Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Authority per la concorrenza — sono tutti «urgenti per dare nuovi stimoli all’economia» e per far «saltare i tappi che frenano lo sviluppo». Sarà  comunque un percorso graduale, un «work in progress» che prevede vari step, cioè vari interventi legislativi. 
Nel primo provvedimento sarà  definita la cornice generale nell’ambito della quale il governo si muoverà . E dovrebbero arrivare le prime misure per aprire la concorrenza nel mercato dei carburanti, per cercare di arginare il caro benzina che rischia di innescare meccanismi inflattivi a catena, in un contesto di crisi generalizzata dei consumi. L’ipotesi è di una norma che riveda i contratti fra compagnie petrolifere e gestori, per facilitare la diffusione dei distributori multimarca. 
E mentre il governo studia le misure per aumentare la concorrenza, sale il tono delle proteste delle categorie che rischiano di vedere intaccate le proprie nicchie di mercato protetto. A cominciare dai tassisti. L’Antitrust ha proposto di aumentare il numero delle auto bianche (prevedendo fra l’altro misure di compensazione economica per i titolari delle licenze già  in essere). E i tassisti, che fra l’altro vantano uno storico legame con il centrodestra, hanno già  minacciato di «occupare le città ». Intanto si preparano a manifestare a Roma sabato prossimo al Circo Massimo, sotto la regia del «falco» Loreno Bittarelli, uno dei protagonisti della rivolta contro i tentativi (sfumati) di liberalizzazione dell’allora ministro Bersani. Dai conducenti delle autopubbliche ai commercianti: «Per effetto delle liberalizzazioni e della crisi nei prossimi tre anni chiuderanno 80 mila esercizi commerciali e si perderanno 240 mila posti di lavoro», è il drammatico allarme lanciato da Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti.
Sul fronte politico, il centrosinistra sembra abbastanza compatto nel sostenere le proposte dell’Antitrust. «Bene Monti, le misure non siano timide», è l’auspicio del senatore del Pd, Ignazio Marino, mentre per il segretario Pierluigi Bersani «il presidente del Consiglio tenga conto delle numerose proposte già  avanzate dal Partito democratico». Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, ieri ha invece ribadito «sì alle liberalizzazioni, no alla privatizzazione dell’acqua». Le posizioni nel centrodestra sono invece diverse. C’è chi invita alla prudenza negli interventi, come il sindaco di Roma, Gianni Alemanno; c’è chi difende i tassisti e le professioni, come Maurizio Gasparri; e ancora chi, come Sandro Bondi, invita il governo ad avere il «coraggio di presentare finalmente un piano serio di liberalizzazioni». Una posizione, quest’ultima, almeno in apparente contrasto con quella dell’ex ministro Gianfranco Rotondi, che invece invita l’esecutivo a scegliere la «strada del confronto, evitando lo scontro» e «senza provvedimenti calati dall’alto».


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